Giovanni Fontana

Architetto e ingegnere attivo nella Roma della seconda metà del Cinquecento, Giovanni Fontana, nato nel 1540 nell'odierno Canton Ticino, in Svizzera, era il fratello maggiore del più noto Domenico Fontana, che affiancò sotto il pontificato di Sisto V in grandiosi progetti quali l'innalzamento dell'obelisco in piazza San Pietro e il completamento della basilica di San Pietro, opera portata a termine da Carlo Maderno ad inizio Seicento.
Grazie alle sue capacità nelle opere idrauliche, quali acquedotti e fontane, ebbe modo di legare il proprio nome al progetto di realizzazione della fontana dell'Acqua Paola al Gianicolo, nota come il "fontanone", sfruttando il programma urbanistico di Sisto V, intenzionato a ripristinare gli antichi acquedotti che fornivano l'acqua alla popolazione e a costruire fontane come elemento essenziale per il decoro della città oltre che per il suo abbellimento a livello scenografico. Scrive il biografo romano Giovan Pietro Bellori riguardo al Fontana: «Ben egli grandissima sperienza mostrò sempre nel condurre l'acque, che tutte al suo tempo da lui furono regolate e dirette, così dentro come fuori di Roma in molti luoghi».
Capolavoro unico in una città che - si pensi alla fontana di Trevi o a quella dei Quattro Fiumi di Gian Lorenzo Bernini - ha fatto dell'acqua e delle fontane uno dei suoi elementi centrali in epoca tardo cinquecentesca e, soprattutto, barocca, la fontana dell'Acqua Paola è il punto d'arrivo dell'acquedotto di Traiano, che dal lago di Bracciano portava l'acqua a Roma sin dall'antichità. Più volte nei secoli interrotto e riattivato, venne infine ricostruito da papa Paolo V Borghese sulle antiche strutture, scegliendo di innalzare, come culmine trionfale del lungo percorso, l'immensa facciata concepita dal Fontana, alta ben trenta metri.

Come si nota in questa incisione seicentesca di Giovanni Battista Falda, nel progetto iniziale l'acqua della fontana si riversava in cinque piccole vasche poste alla base degli archi trionfali, mentre anni dopo, verso la fine del secolo, l'architetto Carlo Fontana, ispirandosi ai progetti berniniani per la fontana di Trevi, adottò la soluzione di un'unica ed ampia vasca, visibile in questa incisione settecentesca di Giovanni Battista Piranesi e ancora oggi elemento architettonico che è uno dei tratti distintivi di questa fontana, forse la più bella, per imponenza ed eleganza, insieme a quella di Trevi, celeberrimo capolavoro di Nicola Salvi, il quale, molto probabilmente, trasse a sua volta ispirazione dall'opera del Fontana.

Giovanni Fontana, coadiuvato da Flaminio Ponzio, si rifece al motivo dell'arco di trionfo nella concezione della colossale facciata, con tre arcate al centro incorniciate da due più piccole un poco arretrate, come già aveva fatto nella fontana dell'Acqua Felice, o del Mosè, situata nel quartiere di Castro Pretorio.
Le quattro colonne di granito rosso poste al centro derivano niente meno che dall'antica basilica costantiniana di San Pietro, che in quegli anni era in ricostruzione sotto la direzione del Maderno e i cui materiali non utilizzati furono ricollocati nei nuovi cantieri della Roma barocca.
Pur riprendendo un motivo classicheggiante e tradizionale nella composizione, la fontana risulta determinante per lo sviluppo della concezione barocca, capace di unire, con scelte ardite ma armoniose insieme, gli elementi architettonici con la natura. Se infatti la fontana di Trevi nasce addossata ad un palazzo nel contesto urbano, il fontanone del Gianicolo, inserito in un luogo maggiormente isolato e campestre, come è oggi, andava immaginato in relazione allo spazio verde posto attorno. Così le tre arcate principali dalle quali scorre l'acqua furono aperte, in modo da consentire di vedere oltre, dove la natura, non più selvaggia ma anch'essa sottoposta a precise regole di abbellimento, diviene parte stessa dell'architettura, proprio come farà il Bernini con la luce nei suoi meravigliosi progetti.
A completare la facciata è l'iscrizione celebrativa di papa Paolo V, committente della fontana come della sistemazione dell'acquedotto Traiano. Sopra vi è infine un timpano con l'enorme stemma dei Borghese, gloria eterna della nobile famiglia romana.
Per comprendere la bellezza di quest'opera bisogna recarsi in una giornata serena, verso l'ora del tramonto, magari salendo al Gianicolo a seguito della visita in San Pietro, dalla parte del convento di Sant'Onofrio dove riposa Torquato Tasso, oppure visitando la chiesa di San Pietro in Montorio, nei pressi della fontana, luogo che custodisce nel chiostro il tempietto del Bramante e all'interno numerose tele dipinte da illustri protagonisti del Cinquecento. Così il francese Montesquieu nella sua opera intitolata Viaggio in Italia: «Poco distante ho visto la bella fontana di Paolo V in forma d'un magnifico portale. L'acqua vi arriva dal lago di Bracciano, mediante un acquedotto che egli ha fatto aggiustare; e uscendo a grossi fiotti da cinque larghe aperture cade in una grande vasca, da dove si distribuisce per tutta la città».
In parte, l'emozione della visita può essere restituita anche dal dipinto di Caspar van Wittel, oppure leggendo la sublime descrizione di Goethe contenuta nelle pagine del suo Viaggio in Italia:
«Sulla piazza di S. Pietro in Montorio salutammo la cascata dell'Acqua Paola, che, scrosciando in cinque getti dalle arcate e dalle porte d'un arco di trionfo, riempie fino all'orlo una vasca di grandezza piuttosto notevole. Incanalata in un acquedotto fatto restaurare da Paolo V, la massa d'acqua, zigzagando bizzarramente secondo il tracciato imposto da un alternarsi di colline, compie un percorso di venticinque miglia dal lago di Bracciano fin qui e provvede ai bisogni di parecchi molini e opifici, per poi espandersi nel quartiere di Trastevere.
I cultori d'architettura presenti lodarono l'idea d'aver costruito per quelle acque un'entrata trionfale, visibile a tutti: quelle colonne e archi, cornicioni e attici ricordano gl'ingressi sfarzosi da cui entravano un tempo i vincitori di guerre; con altrettanta forza e potenza entra qui il più pacifico dei nutritori, e per la fatica della lunga corsa riceve espressioni di gratitudine e d'ammirazione; e, come ci dice la scritta, la preveggenza benefica d'un papa della dinastia Borghese può vantarsi d'avere in questo luogo la sua eterna, ininterrotta e imponente apoteosi».

Bibliografia

  • Roma barocca - Gerhard Wiedmann - Jaca Book
  • Viaggio in Italia - Goethe - Mondadori
  • Viaggio in Italia - Montesquieu - Editori Laterza
  • Le Vite de' pittori, scultori e architetti moderni - Giovan Pietro Bellori - Einaudi

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