Il Sommo Poeta

DI MARCO CATANIA

ilsommopoeta.it

Preludio

2025-11-29 10:17

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Letteratura,

Preludio

Il manifesto poetico di un movimento letterario sfortunato.

Nell'Italia unificata da pochi anni si diffusero diverse tendenze letterarie che posero l'attenzione alle questioni linguistiche, alla descrizione delle diverse realtà sociali o alle tematiche patriottiche, spesso legate da un giudizio critico per la mancanza di un'effettiva unità territoriale e politica.
Il movimento letterario più originale e maggiormente interessante per la sua posizione di ferma condanna dei tempi presenti fu quello della Scapigliatura, che si diffuse negli ambiti artistici più disparati, dalla pittura alla prosa, dalla musica alla poesia, all'indomani della formazione del nuovo stato nazionale e degli ideali eroici delle battaglie risorgimentali che apparivano ormai così lontani.
Anticonformisti e scandalosi - sulla base dell'atteggiamento del maledettismo francese di autori come Paul Verlaine o Charles Baudelaire - gli esponenti della Scapigliatura furono attivi principalmente a Milano e a Torino, in un Nord Italia che trascinava il paese vivendo anni di sviluppo economico e industriale, guardando all'Europa.
L'atteggiamento ribelle e provocatorio degli scapigliati - il cui nome corrisponde al francese "bohème" - era conseguenza dell'emarginazione sociale dell'artista, il cui ruolo non era più riconosciuto come nel passato, in una società divenuta frenetica e insensibile alla bellezza in cui loro si sentivano controcorrente ed esclusi.
In questo clima che connotò la seconda metà del XIX secolo poeti e romanzieri come Emilio Praga, Cletto Arrighi - il quale coniò il nome di Scapigliatura - Carlo Dossi, Igino Ugo Tarchetti, ma anche il librettista Arrigo Boito o il pittore Tranquillo Cremona, si distinsero per il loro atteggiamento ribelle e la loro condanna del presente, con tesi antimilitariste che decretavano il fallimento dei valori risorgimentali, denotando un'insofferenza verso ogni aspetto della modernità e del progresso, oltre che un'incolmabile disperazione privata che condannò la maggior parte di questi artisti ad un'esistenza alquanto breve.
Per accostarsi alla sensibilità scapigliata sono diverse le letture che possono essere preziose e affascinanti al fine di coglierne gli aspetti più originali che - nella volontà di sprovincializzare la cultura italiana - guardarono in ambito poetico a I fiori del male di Baudelaire o ai racconti orrorosi e misteriosi di Edgar Allan Poe, rifiutando il Romanticismo religioso di Alessandro Manzoni. Il romanzo Fosca di Tarchetti può essere così un buon inizio per cogliere quel sottile fascino per la malattia e la malinconia che può legare un giovane uomo nel pieno degli anni ad una donna segnata dalla sofferenza fisica e dalle crisi mentali, intervallando il dolore a momenti di assoluta lucidità e fascino intellettuale. Verso la fine del secolo è poi da sottolineare il successo della Bohème di Giacomo Puccini, un'opera che, narrando le drammatiche vicende di un gruppo di artisti emarginati e maledetti nella Parigi del 1830, si pone quale punto di arrivo degli ideali scapigliati.
Il manifesto di questa tendenza letteraria rimane tuttavia Preludio di Emilio Praga, che già dal titolo sottolinea, con riferimento musicale, alla volontà di anticipare una composizione o addirittura una sinfonia che però non troverà seguito essendo stata l'esperienza scapigliata alquanto breve e sfortunata. Posta come introduzione alla raccolta Penombre del 1864 - in cui si alternano scenari macabri e funerei, oscuri ed onirici - la poesia si pone appunto come sintesi del movimento scapigliato per la serie di immagini e riferimenti che troviamo nelle otto strofe a rima alternata di cui è costituita.
Nell'incipit Praga dichiara i poeti scapigliati gli eredi di padri ammalati, alludendo ad una generazione ormai al tramonto che aveva speso la propria vita per i valori e le battaglie del Risorgimento. Questi figli disillusi e rassegnati sono paragonati ad aquile che svolazzano senza una meta, al tempo di mutar le loro piume - dunque alla fine di un epoca - in una metafora che richiama quella de L'albatro baudelairiano. Le prime due strofe sono unite dal vuoto provocato dall'assenza di un dio e dallo smarrimento che avvolge inesorabilmente l'umano, perso in una nebbia che è condizione mentale mentre comincia ad adorare falsi dei in attesa dell'arrivo di un patriarca, allusione a Mosè e alla vicenda del Vitello d'oro. La "musa bianca", ossia la fede religiosa, che per secoli è stata fonte d'ispirazione per la poesia religiosa è ormai una donna che appare stanca e malata. Segue la condanna a Manzoni, definito "Casto poeta" che l'Italia continua ad adorare nonostante ormai sia anziano e anacronistico nelle sue visioni salvifiche legate alla Divina Provvidenza. Manzoni, scrive Praga, può ormai morire, così come Cristo "è rimorto", in un riferimento al pensiero filosofico di Friedrich Nietzsche, il quale dichiarò la morte di Dio intesa come assenza della religione all'interno della società contemporanea, in cui altri valori e messaggi ne hanno preso il posto, poiché non esistono più speranze di salvezza, lasciando spazio all'ora degli "anticristi".
A metà del componimento Praga rivolge poi un'invettiva al lettore stesso, definito "nemico" poiché certamente estraneo e contrario alla poetica scapigliata, dichiarando di cantare quella "noia" che Baudelaire chiamerebbe Spleen, generata dal tedio e dall'isolamento della vita moderna nelle grandi città, in cui ci si può perdere nella caoticità stessa. Ogni appiglio, che sia ad un re - forse richiamo alla monarchia sabauda che fece l'Italia - o a un sovrano pontefice, risulta vano in una totale mancanza di certezze che pervade l'esistenza. Il poeta è dunque un peccatore che ha fatto del suo cuore un tempio di corruzione e perdizione, mentre ogni nobile ideale annega nello stesso fango in cui era caduta, inesorabilmente, l'aureola poetica di Baudelaire tra le vie parigine.
I versi drammatici e corrotti lasciano infine spazio, però, ad un finale in cui si intravede uno spiraglio di speranza, nel quale il lettore diviene ora un fratello che forse potrà ascoltare, con compassione, il lamento sussurrato dal poeta dietro la maschera con cui cela le proprie paure. Sebbene misera e impaurita, paradossalmente spaventata nelle sue dichiarazioni d'odio, questa canzone potrà allora, col tempo, essere apprezzata, poiché canta il vero e di inquietudini evidentemente condivise anche da altri. In ogni epoca, d'altronde, la poesia si è occupata di condividere delle emozioni e delle paure considerate private e poi divenute universali...

Noi siamo i figli dei padri ammalati:
aquile al tempo di mutar le piume,
svolazziam muti, attoniti, affamati,
sull'agonia di un nume.

Nebbia remota è lo splendor dell'arca,
e già all'idolo d'or torna l'umano,
e dal vertice sacro il patriarca
s'attende invano;

s'attende invano dalla musa bianca
che abitò venti secoli il Calvario,
e invan l'esausta vergine s'abbranca
ai lembi del Sudario...

Casto poeta che l'Italia adora,
vegliardo in sante visioni assorto,
tu puoi morir!... Degli antecristi è l'ora!
Cristo è rimorto!

O nemico lettor, canto la Noja,
l'eredità del dubbio e dell'ignoto,
il tuo re, il tuo pontefice, il tuo boja,
il tuo cielo, e il tuo loto!

Canto litanie di martire e d'empio;
canto gli amori dei sette peccati
che mi stanno nel cor, come in un tempio,
inginocchiati.

Canto le ebrezze dei bagni d'azzurro,
e l'Ideale che annega nel fango...
Non irrider, fratello, al mio sussurro,
se qualche volta piango,

giacché più del mio pallido demone,
odio il minio e la maschera al pensiero,
giacché canto una misera canzone,
ma canto il vero!

I dipinti presenti nella pagina sono e del pittore norvegese Edvard Munch.

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Nell'Italia unificata da pochi anni si diffusero diverse tendenze letterarie che posero l'attenzione alle questioni linguistiche, alla descrizione delle diverse realtà sociali o alle tematiche patriottiche, spesso legate da un giudizio critico per la mancanza di un'effettiva unità territoriale e politica.Il movimento letterario più originale e maggiormente interessante per la sua posizione di ferma condanna dei tempi presenti fu quello della , che si diffuse negli ambiti artistici più disparati, dalla pittura alla prosa, dalla musica alla poesia, all'indomani della formazione del nuovo stato nazionale e degli ideali eroici delle battaglie risorgimentali che apparivano ormai così lontani.Anticonformisti e scandalosi - sulla base dell'atteggiamento del maledettismo francese di autori come o - gli esponenti della Scapigliatura furono attivi principalmente a Milano e a Torino, in un Nord Italia che trascinava il paese vivendo anni di sviluppo economico e industriale, guardando all'Europa.L'atteggiamento ribelle e provocatorio degli scapigliati - il cui nome corrisponde al francese "bohème" - era conseguenza dell'emarginazione sociale dell'artista, il cui ruolo non era più riconosciuto come nel passato, in una società divenuta frenetica e insensibile alla bellezza in cui loro si sentivano controcorrente ed esclusi.In questo clima che connotò la seconda metà del XIX secolo poeti e romanzieri come ,  - il quale coniò il nome di Scapigliatura - , , ma anche il librettista o il pittore , si distinsero per il loro atteggiamento ribelle e la loro condanna del presente, con tesi antimilitariste che decretavano il fallimento dei valori risorgimentali, denotando un'insofferenza verso ogni aspetto della modernità e del progresso, oltre che un'incolmabile disperazione privata che condannò la maggior parte di questi artisti ad un'esistenza alquanto breve.Per accostarsi alla sensibilità scapigliata sono diverse le letture che possono essere preziose e affascinanti al fine di coglierne gli aspetti più originali che - nella volontà di sprovincializzare la cultura italiana - guardarono in ambito poetico a di Baudelaire o ai racconti orrorosi e misteriosi di Edgar Allan Poe, rifiutando il Romanticismo religioso di . Il romanzo di Tarchetti può essere così un buon inizio per cogliere quel sottile fascino per la malattia e la malinconia che può legare un giovane uomo nel pieno degli anni ad una donna segnata dalla sofferenza fisica e dalle crisi mentali, intervallando il dolore a momenti di assoluta lucidità e fascino intellettuale. Verso la fine del secolo è poi da sottolineare il successo della di , un'opera che, narrando le drammatiche vicende di un gruppo di artisti emarginati e maledetti nella Parigi del 1830, si pone quale punto di arrivo degli ideali scapigliati.Il manifesto di questa tendenza letteraria rimane tuttavia di Emilio Praga, che già dal titolo sottolinea, con riferimento musicale, alla volontà di anticipare una composizione o addirittura una sinfonia che però non troverà seguito essendo stata l'esperienza scapigliata alquanto breve e sfortunata. Posta come introduzione alla raccolta del 1864 - in cui si alternano scenari macabri e funerei, oscuri ed onirici - la poesia si pone appunto come sintesi del movimento scapigliato per la serie di immagini e riferimenti che troviamo nelle otto strofe a rima alternata di cui è costituita.Nell'incipit Praga dichiara i poeti scapigliati gli eredi di padri ammalati, alludendo ad una generazione ormai al tramonto che aveva speso la propria vita per i valori e le battaglie del Risorgimento. Questi figli disillusi e rassegnati sono paragonati ad aquile che svolazzano senza una meta, al tempo di mutar le loro piume - dunque alla fine di un epoca - in una metafora che richiama quella de baudelairiano. Le prime due strofe sono unite dal vuoto provocato dall'assenza di un dio e dallo smarrimento che avvolge inesorabilmente l'umano, perso in una nebbia che è condizione mentale mentre comincia ad adorare falsi dei in attesa dell'arrivo di un patriarca, allusione a Mosè e alla vicenda del Vitello d'oro. La "musa bianca", ossia la fede religiosa, che per secoli è stata fonte d'ispirazione per la poesia religiosa è ormai una donna che appare stanca e malata. Segue la condanna a Manzoni, definito "Casto poeta" che l'Italia continua ad adorare nonostante ormai sia anziano e anacronistico nelle sue visioni salvifiche legate alla Divina Provvidenza. Manzoni, scrive Praga, può ormai morire, così come Cristo "è rimorto", in un riferimento al pensiero filosofico di Friedrich Nietzsche, il quale dichiarò la morte di Dio intesa come assenza della religione all'interno della società contemporanea, in cui altri valori e messaggi ne hanno preso il posto, poiché non esistono più speranze di salvezza, lasciando spazio all'ora degli "anticristi".A metà del componimento Praga rivolge poi un'invettiva al lettore stesso, definito "nemico" poiché certamente estraneo e contrario alla poetica scapigliata, dichiarando di cantare quella "noia" che Baudelaire chiamerebbe Spleen, generata dal tedio e dall'isolamento della vita moderna nelle grandi città, in cui ci si può perdere nella caoticità stessa. Ogni appiglio, che sia ad un re - forse richiamo alla monarchia sabauda che fece l'Italia - o a un sovrano pontefice, risulta vano in una totale mancanza di certezze che pervade l'esistenza. Il poeta è dunque un peccatore che ha fatto del suo cuore un tempio di corruzione e perdizione, mentre ogni nobile ideale annega nello stesso fango in cui era caduta, inesorabilmente, l'aureola poetica di Baudelaire tra le vie parigine.I versi drammatici e corrotti lasciano infine spazio, però, ad un finale in cui si intravede uno spiraglio di speranza, nel quale il lettore diviene ora un fratello che forse potrà ascoltare, con compassione, il lamento sussurrato dal poeta dietro la maschera con cui cela le proprie paure. Sebbene misera e impaurita, paradossalmente spaventata nelle sue dichiarazioni d'odio, questa canzone potrà allora, col tempo, essere apprezzata, poiché canta il vero e di inquietudini evidentemente condivise anche da altri. In ogni epoca, d'altronde, la poesia si è occupata di condividere delle emozioni e delle paure considerate private e poi divenute universali...

Bibliografia

  • Il bello della letteratura. Volume 3. Dall'età del Positivismo alla letteratura contemporanea - La Nuova Italia
  • La letteratura e noi. Il secondo Ottocento - Palumbo Editore
  • La narrativa degli Scapigliati - Giovanna Rosa - Editori Laterza
  • Dalla scapigliatura al verismo - Lina Bolzoni; Marcella Tedeschi - Editori Laterza
Note

I dipinti presenti nella pagina sono Sera sul viale Karl Johan e Golghota del pittore norvegese Edvard Munch.

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