Nella storia dell'arte l'iconografia mariana ha avuto notevole fortuna in ogni epoca, raffigurando la Vergine concepita di Spirito Santo e preservata dal peccato originale in quanto tabernacolo dell'Altissimo; come Madre di Gesù, protettrice dell'umanità, intermediaria presso Dio; intesa come colei che tutto perdona, rifugio dei peccatori, sino alle immagini della Pietà, della sua sofferenza ai piedi della croce, per arrivare al tema dell'assunzione nel momento della morte terrena.
Fu in particolare nel periodo del Concilio di Trento che il culto dell'Immacolata Concezione - insieme alle sue rappresentazioni pittoriche - assunse un ruolo centrale nelle discussioni dogmatiche poiché espressione di una dottrina che divideva il mondo cattolico e quello protestante. Per i cattolici Maria ha infatti un ruolo di redentrice, insieme a Gesù, dal momento stesso in cui accetta l'incarnazione, facendosi ancella del Signore, questione che non era riconosciuta invece dai protestanti. A seguito degli esiti conciliari e del periodo della Controriforma, nella seconda metà del Cinquecento, si verificò una vera e propria proliferazione di immagini mariane nell'arte, in una serie di tele, sculture e interi cicli di affreschi che caratterizzarono l'arte seicentesca del Barocco.
Le prime raffigurazioni artistiche della Vergine Immacolata cominciarono ad apparire nel corso del Rinascimento, in particolare sotto il pontificato di Sisto IV Della Rovere, al cui nome è associata a livello artistico la Cappella Sistina, un papa francescano favorevole a questa nuova dottrina, del tutto assente nel Medioevo. I francescani furono i primi a sostenere la concezione di Maria senza macchia nel grembo di Anna, sua madre, mentre i domenicani avversavano l'idea di un concepimento miracoloso per quanto riguarda Maria, che sarebbe invece stata concepita come tutte le altre creature umane per poi essere santificata in utero. Sebbene il concilio tridentino non prese posizioni in merito a questo dibattito, bisogna sottolineare come queste differenze, che a noi possono risultare sottili, fossero estremamente importanti all'epoca e considerate complesse, basti dire che - nonostante il culto dell'Immacolata fu approvato con una bolla pontificia nella seconda metà del Seicento da Alessandro VII Chigi e reso una festività nel Settecento da Clemente XI - fu solamente Pio IX, nel 1852, a proclamarne ufficialmente il dogma.
Questo graduale passaggio nell'approvazione ecclesiastica dell'Immacolata coincide anche, a livello iconografico, con le caratteristiche assunte dalla Vergine nelle raffigurazioni di tale culto, i cui tratti ricorrenti si diffusero appunto a partire dal Cinquecento, nella fortunata stagione del Rinascimento, per proliferare a seguito del Concilio, dando vita gradualmente a delle nuove immagini della Madre di Gesù, la cui raggiante bellezza fu occasione di porre l'arte al servizio di un profondo mistero di fede, come se tutto lo splendore dell'universo si concentrasse nell'attimo della concezione di Maria, sottratta al peccato. Tale perfezione della Vergine, vestita di una candida veste bianca simbolo di purezza, coronata da Dio e illuminata dalla colomba dello Spirito Santo, è espressa compiutamente in questa tela del 1683 di Domenico Piola, uno dei vari capolavori a tematica mariana custodito nella Basilica della Santissima Annunziata del Vastato di Genova.
Il capoluogo ligure fu infatti sede centrale per lo sviluppo seicentesco di questo tema mariano per il quale la città mostrò sin da subito una particolare devozione ed in tal senso la basilica dell'Annunziata è un luogo fondamentale per apprezzare numerosi capolavori che esaltano il ruolo della Vergine, basti osservare le pale d'altare di Piola o la decorazione della volta del presbiterio nel suggestivo affresco di , pregevole ed ardito scorcio di paradiso che impreziosisce un soffitto dorato degno del palcoscenico del barocco romano.Riprendendo la tela di Piola, il riferimento principale risulta essere, così come per molte opere inerenti all'Immacolata, il Cantico dei Cantici, nel quale lo Sposo si rivolge con le seguenti parole a colei che, nella fede della Chiesa e in particolare grazie a San Bernardo, verrà poi identificata come la Sposa stessa di Dio: .Un ulteriore richiamo all'Immacolata si troverebbe nel Libro dei Proverbi, in cui è detto: . In queste parole si evince un aspetto estremamente interessante, ovvero come la concezione della Vergine sia avvenuta, ancor prima che nel grembo di Anna, nella mente di Dio, prima di tutti i secoli, preservata dalla colpa nell'istante della creazione.Prosegue il Cantico dei Cantici: . Questi riferimenti alla grazia, ma anche alla potenza della figura mariana si evincono nella presenza, ben evidente in Piola, di un dragone sconfitto, oppure di un serpente, allusioni a Satana e a quanto concerne la sfera del male, nell'intento di celebrare la vittoria della Vergine, in particolare, - a seguito dei dettami conciliari, - alludendo alla condanna dell'eresia protestante.Il serpente, qui schiacciato dalla figura della Vergine Immacolata nella tela di Piola custodita presso la Chiesa di San Francesco a Bolzaneto, trova il suo più noto rimando nella celeberrima Madonna dei Palafrenieri di , ed allude alla vicenda di cui narra la Genesi della tentazione di Eva, infatti i richiami al peccato primigenio e alle figure dei Progenitori possono essere considerati ulteriori caratteristiche iconografiche dell'Immacolata che possiamo ritrovare nelle raffigurazioni a lei dedicate.Per quanto riguarda invece gli elementi cosmici come il sole, la luna e le stelle - opposti al peccato e sinonimo di eterna bellezza - la loro funzione è quella di inserire Maria in un orizzonte atemporale, al di là delle vicende storiche, nel mistero di Dio che pervade le composizioni, in quel soave e invisibile respiro dello Spirito Santo percepibile solamente nel dolce movimento delle vesti della Vergine. Si spiega così la falce di luna che sovente sostiene i piedi di Maria nel suo slancio verso il cielo.Per comprendere ulteriori caratteristiche delle immagini seicentesche della Vergine Immacolata è necessario proseguire la lettura del Cantico dei Cantici: .Tramite queste passaggio risaltano immediatamente, nella tela del colto pittore della Controriforma , presso la Chiesa di Santa Maria della Vittoria a Genova, i dettagli della fontana posta appena sotto Maria, il mostro alato di cui si è già detto, il tempio dove nacque la Vergine, nonché un giardino che si perde sino alle più remote lontananze, emblema di quel in cui sono ambientate quasi tutte le figurazioni mariane, si pensi alle Madonne di . Sospesa tra l'umanità e la condizione celeste, segno di armonia fra cose superiori e inferiori, Maria si rivolge al cielo, nelle cui nuvole si distinguono Dio Padre e la Porta del Cielo, allusione al fatto che Dio si servì della Vergine come passaggio miracoloso e purissimo per giungere sulla terra.Analizzati i possibili rimandi alle Sacre scritture, bisogna ricordare come l'iconografia dell'Immacolata abbia tuttavia assunto i propri riferimenti in epoca moderna, a seguito di interpretazioni che si basano maggiormente sul Nuovo Testamento e sulla questione dell'Annunciazione, quando l'arcangelo Gabriele recò il messaggio a Maria, "piena di grazia".Se si prende in considerazione il tema immacolistico attraverso tali richiami più recenti, bisogna dire che esso coincideva spesso, nelle rappresentazioni pittoriche, con la vicenda di Anna e Gioacchino, i genitori della Vergine. Essendo ormai anziani e senza figli, condannati ed emarginarti poiché l'essere sterili era considerato dal popolo ebraico segno della mancanza del favore di Dio, Anna e Gioacchino si ritirarono in preghiera e ricevettero l'annuncio miracoloso di un angelo. Dalla loro unione in un casto abbraccio, avvenuto presso la Porta d'Oro di Gerusalemme, sarebbe nata Maria, "prediletta del Signore", privata dunque del peccato originale che si riteneva essere trasmesso attraverso l'atto coniugale.Tale purezza immacolata, specchio del divino, si manifesta così nelle tele tardo cinquecentesche e seicentesche secondo quando teorizzato dal teologo tedesco controriformista Molanus nel suo , che esprime le indicazioni precise sul modo corretto di rappresentare l'Immacolata, celebrando , tipica di questo fortunato periodo artistico, in cui il motivo mariano divenne anche occasione per soddisfare le esigenze estetiche barocche, focalizzando sul volo ascensionale di Maria e il suo moto delle braccia le ambizioni di conferire un estremo dinamismo alle opere.Caratteristica dell'arte barocca ed in particolare dell'ambito genovese è anche lo stretto dialogo che intercorre tra la produzione pittorica e quella scultorea, testimonianza di una nuova unità delle arti evidenziata chiaramente dalla prolifica collaborazione tra Piola e i due scultori che nella seconda metà del Seicento adornarono con le loro opere molte chiese cittadine, vale a dire e .Il francese Pierre Puget ebbe il merito di introdurre a Genova le novità artistiche barocche, influenzato dalla formazione romana a fianco di e . Apprezzato dall'aristocrazia genovese, Puget ebbe modo di ricevere prestigiose committenze dai nobili, i quali desideravano impreziosire le proprie residenze con opere qualitativamente alla pari di quelle prodotte a Roma. Nacquero così opere come l'Immacolata, oggi nell'Oratorio di San Filippo Neri, realizzata intorno al 1670 per la dimora in via Cairoli del marchese Stefano Lomellini. Nello stesso periodo Puget scolpì per Emanuele Brignole un'altra Immacolata per l'Albergo dei Poveri, la cui chiesa, centro architettonico e spirituale del grandioso edificio, è dedicata proprio al culto immacolista. La Vergine, sorretta da un gruppo di angeli e dalla falce di luna, rivolge lo sguardo verso il cielo e distende le braccia verso di noi - tramite tra la condizione terrena e quella divina - restituendoci una versione dinamica ma anche soavemente delicata del barocco, in un'ascesa accentuata dalla luce che entra dalla cupola e dal soffio di vento che increspa le vesti di Maria, nelle quali il marmo si connota di una morbidezza straordinaria. Un omaggio a Puget è visibile nel medesimo soggetto realizzato a fine Seicento da Filippo Parodi per la Chiesa di San Luca, nel cuore cittadino, in cui si evince il dialogo e l'influenza tra i vari artisti presenti in quegli anni, in una chiesa consacrata al santo considerato il pittore della Vergine, ossia il primo a restituirne un ritratto figurativo connotato da quella bellezza regale che diverrà consueta delle immagini mariane.La Vergine, nella sua leggera torsione del busto e nel candore delle vesti mosse da una brezza leggera, appare maggiormente raccolta, custode del mistero divino nel profondo del proprio cuore, amorevole e misericordiosa nello sguardo, bella come un pensiero di Dio. La scultura, caratterizzata da una raffinatezza formale e da una delicata sensibilità, riesce ad integrarsi perfettamente con gli affreschi dipinti alle sue spalle da Domenico Piola, a suggellare un secolo che raggiunse vertici teologici ed estetici difficilmente eguagliabili.





Nella storia dell'arte l'iconografia mariana ha avuto notevole fortuna in ogni epoca, raffigurando la Vergine concepita di Spirito Santo e preservata dal peccato originale in quanto tabernacolo dell'Altissimo; come Madre di Gesù, protettrice dell'umanità, intermediaria presso Dio; intesa come colei che tutto perdona, rifugio dei peccatori, sino alle immagini della Pietà, della sua sofferenza ai piedi della croce, per arrivare al tema dell'assunzione nel momento della morte terrena.Fu in particolare nel periodo del che il culto dell' - insieme alle sue rappresentazioni pittoriche - assunse un ruolo centrale nelle discussioni dogmatiche poiché espressione di una dottrina che divideva il mondo cattolico e quello protestante. Per i cattolici Maria ha infatti un ruolo di redentrice, insieme a Gesù, dal momento stesso in cui accetta l'incarnazione, facendosi ancella del Signore, questione che non era riconosciuta invece dai protestanti. A seguito degli esiti conciliari e del periodo della Controriforma, nella seconda metà del Cinquecento, si verificò una vera e propria proliferazione di immagini mariane nell'arte, in una serie di tele, sculture e interi cicli di affreschi che caratterizzarono l'arte seicentesca del .Le prime raffigurazioni artistiche della Vergine Immacolata cominciarono ad apparire nel corso del Rinascimento, in particolare sotto il pontificato di Sisto IV Della Rovere, al cui nome è associata a livello artistico la , un papa francescano favorevole a questa nuova dottrina, del tutto assente nel Medioevo. I francescani furono i primi a sostenere la concezione di Maria senza macchia nel grembo di Anna, sua madre, mentre i domenicani avversavano l'idea di un concepimento miracoloso per quanto riguarda Maria, che sarebbe invece stata concepita come tutte le altre creature umane per poi essere santificata in utero. Sebbene il concilio tridentino non prese posizioni in merito a questo dibattito, bisogna sottolineare come queste differenze, che a noi possono risultare sottili, fossero estremamente importanti all'epoca e considerate complesse, basti dire che - nonostante il culto dell'Immacolata fu approvato con una bolla pontificia nella seconda metà del Seicento da Alessandro VII Chigi e reso una festività nel Settecento da Clemente XI - fu solamente Pio IX, nel 1852, a proclamarne ufficialmente il dogma.Questo graduale passaggio nell'approvazione ecclesiastica dell'Immacolata coincide anche, a livello iconografico, con le caratteristiche assunte dalla Vergine nelle raffigurazioni di tale culto, i cui tratti ricorrenti si diffusero appunto a partire dal Cinquecento, nella fortunata stagione del Rinascimento, per proliferare a seguito del Concilio, dando vita gradualmente a delle nuove immagini della Madre di Gesù, la cui raggiante bellezza fu occasione di porre l'arte al servizio di un profondo mistero di fede, come se tutto lo splendore dell'universo si concentrasse nell'attimo della concezione di Maria, sottratta al peccato. Tale perfezione della Vergine, vestita di una candida veste bianca simbolo di purezza, coronata da Dio e illuminata dalla colomba dello Spirito Santo, è espressa compiutamente in questa tela del 1683 di , uno dei vari capolavori a tematica mariana custodito nella Basilica della Santissima Annunziata del Vastato di Genova.
Il capoluogo ligure fu infatti sede centrale per lo sviluppo seicentesco di questo tema mariano per il quale la città mostrò sin da subito una particolare devozione ed in tal senso la basilica dell'Annunziata è un luogo fondamentale per apprezzare numerosi capolavori che esaltano il ruolo della Vergine, basti osservare le pale d'altare di Piola o la decorazione della volta del presbiterio nel suggestivo affresco di Giulio Benso, pregevole ed ardito scorcio di paradiso che impreziosisce un soffitto dorato degno del palcoscenico del barocco romano.
Riprendendo la tela di Piola, il riferimento principale risulta essere, così come per molte opere inerenti all'Immacolata, il Cantico dei Cantici, nel quale lo Sposo si rivolge con le seguenti parole a colei che, nella fede della Chiesa e in particolare grazie a San Bernardo, verrà poi identificata come la Sposa stessa di Dio: «Tota pulchra es, amica mea, et macula non est in te».
Un ulteriore richiamo all'Immacolata si troverebbe nel Libro dei Proverbi, in cui è detto: «Quando non esistevano gli abissi, io fui generata; quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d'acqua». In queste parole si evince un aspetto estremamente interessante, ovvero come la concezione della Vergine sia avvenuta, ancor prima che nel grembo di Anna, nella mente di Dio, prima di tutti i secoli, preservata dalla colpa nell'istante della creazione.
Prosegue il Cantico dei Cantici: «Chi è costei che sorge come l'aurora, bella come la luna, fulgida come il sole, terribile come schiere a vessilli spiegati?». Questi riferimenti alla grazia, ma anche alla potenza della figura mariana si evincono nella presenza, ben evidente in Piola, di un dragone sconfitto, oppure di un serpente, allusioni a Satana e a quanto concerne la sfera del male, nell'intento di celebrare la vittoria della Vergine, in particolare, - a seguito dei dettami conciliari, - alludendo alla condanna dell'eresia protestante.
Il serpente, qui schiacciato dalla figura della Vergine Immacolata nella tela di Piola custodita presso la Chiesa di San Francesco a Bolzaneto, trova il suo più noto rimando nella celeberrima Madonna dei Palafrenieri di Caravaggio, ed allude alla vicenda di cui narra la Genesi della tentazione di Eva, infatti i richiami al peccato primigenio e alle figure dei Progenitori possono essere considerati ulteriori caratteristiche iconografiche dell'Immacolata che possiamo ritrovare nelle raffigurazioni a lei dedicate.
Per quanto riguarda invece gli elementi cosmici come il sole, la luna e le stelle - opposti al peccato e sinonimo di eterna bellezza - la loro funzione è quella di inserire Maria in un orizzonte atemporale, al di là delle vicende storiche, nel mistero di Dio che pervade le composizioni, in quel soave e invisibile respiro dello Spirito Santo percepibile solamente nel dolce movimento delle vesti della Vergine. Si spiega così la falce di luna che sovente sostiene i piedi di Maria nel suo slancio verso il cielo.Per comprendere ulteriori caratteristiche delle immagini seicentesche della Vergine Immacolata è necessario proseguire la lettura del Cantico dei Cantici: .Tramite queste passaggio risaltano immediatamente, nella tela del colto pittore della Controriforma , presso la Chiesa di Santa Maria della Vittoria a Genova, i dettagli della fontana posta appena sotto Maria, il mostro alato di cui si è già detto, il tempio dove nacque la Vergine, nonché un giardino che si perde sino alle più remote lontananze, emblema di quel in cui sono ambientate quasi tutte le figurazioni mariane, si pensi alle Madonne di . Sospesa tra l'umanità e la condizione celeste, segno di armonia fra cose superiori e inferiori, Maria si rivolge al cielo, nelle cui nuvole si distinguono Dio Padre e la Porta del Cielo, allusione al fatto che Dio si servì della Vergine come passaggio miracoloso e purissimo per giungere sulla terra.Analizzati i possibili rimandi alle Sacre scritture, bisogna ricordare come l'iconografia dell'Immacolata abbia tuttavia assunto i propri riferimenti in epoca moderna, a seguito di interpretazioni che si basano maggiormente sul Nuovo Testamento e sulla questione dell'Annunciazione, quando l'arcangelo Gabriele recò il messaggio a Maria, "piena di grazia".Se si prende in considerazione il tema immacolistico attraverso tali richiami più recenti, bisogna dire che esso coincideva spesso, nelle rappresentazioni pittoriche, con la vicenda di Anna e Gioacchino, i genitori della Vergine. Essendo ormai anziani e senza figli, condannati ed emarginarti poiché l'essere sterili era considerato dal popolo ebraico segno della mancanza del favore di Dio, Anna e Gioacchino si ritirarono in preghiera e ricevettero l'annuncio miracoloso di un angelo. Dalla loro unione in un casto abbraccio, avvenuto presso la Porta d'Oro di Gerusalemme, sarebbe nata Maria, "prediletta del Signore", privata dunque del peccato originale che si riteneva essere trasmesso attraverso l'atto coniugale.Tale purezza immacolata, specchio del divino, si manifesta così nelle tele tardo cinquecentesche e seicentesche secondo quando teorizzato dal teologo tedesco controriformista Molanus nel suo , che esprime le indicazioni precise sul modo corretto di rappresentare l'Immacolata, celebrando , tipica di questo fortunato periodo artistico, in cui il motivo mariano divenne anche occasione per soddisfare le esigenze estetiche barocche, focalizzando sul volo ascensionale di Maria e il suo moto delle braccia le ambizioni di conferire un estremo dinamismo alle opere.Caratteristica dell'arte barocca ed in particolare dell'ambito genovese è anche lo stretto dialogo che intercorre tra la produzione pittorica e quella scultorea, testimonianza di una nuova unità delle arti evidenziata chiaramente dalla prolifica collaborazione tra Piola e i due scultori che nella seconda metà del Seicento adornarono con le loro opere molte chiese cittadine, vale a dire e .Il francese Pierre Puget ebbe il merito di introdurre a Genova le novità artistiche barocche, influenzato dalla formazione romana a fianco di e . Apprezzato dall'aristocrazia genovese, Puget ebbe modo di ricevere prestigiose committenze dai nobili, i quali desideravano impreziosire le proprie residenze con opere qualitativamente alla pari di quelle prodotte a Roma. Nacquero così opere come l'Immacolata, oggi nell'Oratorio di San Filippo Neri, realizzata intorno al 1670 per la dimora in via Cairoli del marchese Stefano Lomellini. Nello stesso periodo Puget scolpì per Emanuele Brignole un'altra Immacolata per l'Albergo dei Poveri, la cui chiesa, centro architettonico e spirituale del grandioso edificio, è dedicata proprio al culto immacolista. La Vergine, sorretta da un gruppo di angeli e dalla falce di luna, rivolge lo sguardo verso il cielo e distende le braccia verso di noi - tramite tra la condizione terrena e quella divina - restituendoci una versione dinamica ma anche soavemente delicata del barocco, in un'ascesa accentuata dalla luce che entra dalla cupola e dal soffio di vento che increspa le vesti di Maria, nelle quali il marmo si connota di una morbidezza straordinaria. Un omaggio a Puget è visibile nel medesimo soggetto realizzato a fine Seicento da Filippo Parodi per la Chiesa di San Luca, nel cuore cittadino, in cui si evince il dialogo e l'influenza tra i vari artisti presenti in quegli anni, in una chiesa consacrata al santo considerato il pittore della Vergine, ossia il primo a restituirne un ritratto figurativo connotato da quella bellezza regale che diverrà consueta delle immagini mariane.La Vergine, nella sua leggera torsione del busto e nel candore delle vesti mosse da una brezza leggera, appare maggiormente raccolta, custode del mistero divino nel profondo del proprio cuore, amorevole e misericordiosa nello sguardo, bella come un pensiero di Dio. La scultura, caratterizzata da una raffinatezza formale e da una delicata sensibilità, riesce ad integrarsi perfettamente con gli affreschi dipinti alle sue spalle da Domenico Piola, a suggellare un secolo che raggiunse vertici teologici ed estetici difficilmente eguagliabili.





Nella storia dell'arte l'iconografia mariana ha avuto notevole fortuna in ogni epoca, raffigurando la Vergine concepita di Spirito Santo e preservata dal peccato originale in quanto tabernacolo dell'Altissimo; come Madre di Gesù, protettrice dell'umanità, intermediaria presso Dio; intesa come colei che tutto perdona, rifugio dei peccatori, sino alle immagini della Pietà, della sua sofferenza ai piedi della croce, per arrivare al tema dell'assunzione nel momento della morte terrena.Fu in particolare nel periodo del che il culto dell' - insieme alle sue rappresentazioni pittoriche - assunse un ruolo centrale nelle discussioni dogmatiche poiché espressione di una dottrina che divideva il mondo cattolico e quello protestante. Per i cattolici Maria ha infatti un ruolo di redentrice, insieme a Gesù, dal momento stesso in cui accetta l'incarnazione, facendosi ancella del Signore, questione che non era riconosciuta invece dai protestanti. A seguito degli esiti conciliari e del periodo della Controriforma, nella seconda metà del Cinquecento, si verificò una vera e propria proliferazione di immagini mariane nell'arte, in una serie di tele, sculture e interi cicli di affreschi che caratterizzarono l'arte seicentesca del .Le prime raffigurazioni artistiche della Vergine Immacolata cominciarono ad apparire nel corso del Rinascimento, in particolare sotto il pontificato di Sisto IV Della Rovere, al cui nome è associata a livello artistico la , un papa francescano favorevole a questa nuova dottrina, del tutto assente nel Medioevo. I francescani furono i primi a sostenere la concezione di Maria senza macchia nel grembo di Anna, sua madre, mentre i domenicani avversavano l'idea di un concepimento miracoloso per quanto riguarda Maria, che sarebbe invece stata concepita come tutte le altre creature umane per poi essere santificata in utero. Sebbene il concilio tridentino non prese posizioni in merito a questo dibattito, bisogna sottolineare come queste differenze, che a noi possono risultare sottili, fossero estremamente importanti all'epoca e considerate complesse, basti dire che - nonostante il culto dell'Immacolata fu approvato con una bolla pontificia nella seconda metà del Seicento da Alessandro VII Chigi e reso una festività nel Settecento da Clemente XI - fu solamente Pio IX, nel 1852, a proclamarne ufficialmente il dogma.Questo graduale passaggio nell'approvazione ecclesiastica dell'Immacolata coincide anche, a livello iconografico, con le caratteristiche assunte dalla Vergine nelle raffigurazioni di tale culto, i cui tratti ricorrenti si diffusero appunto a partire dal Cinquecento, nella fortunata stagione del Rinascimento, per proliferare a seguito del Concilio, dando vita gradualmente a delle nuove immagini della Madre di Gesù, la cui raggiante bellezza fu occasione di porre l'arte al servizio di un profondo mistero di fede, come se tutto lo splendore dell'universo si concentrasse nell'attimo della concezione di Maria, sottratta al peccato. Tale perfezione della Vergine, vestita di una candida veste bianca simbolo di purezza, coronata da Dio e illuminata dalla colomba dello Spirito Santo, è espressa compiutamente in questa tela del 1683 di , uno dei vari capolavori a tematica mariana custodito nella Basilica della Santissima Annunziata del Vastato di Genova.Il capoluogo ligure fu infatti sede centrale per lo sviluppo seicentesco di questo tema mariano per il quale la città mostrò sin da subito una particolare devozione ed in tal senso la basilica dell'Annunziata è un luogo fondamentale per apprezzare numerosi capolavori che esaltano il ruolo della Vergine, basti osservare le pale d'altare di Piola o la decorazione della volta del presbiterio nel suggestivo affresco di , pregevole ed ardito scorcio di paradiso che impreziosisce un soffitto dorato degno del palcoscenico del barocco romano.Riprendendo la tela di Piola, il riferimento principale risulta essere, così come per molte opere inerenti all'Immacolata, il Cantico dei Cantici, nel quale lo Sposo si rivolge con le seguenti parole a colei che, nella fede della Chiesa e in particolare grazie a San Bernardo, verrà poi identificata come la Sposa stessa di Dio: .Un ulteriore richiamo all'Immacolata si troverebbe nel Libro dei Proverbi, in cui è detto: . In queste parole si evince un aspetto estremamente interessante, ovvero come la concezione della Vergine sia avvenuta, ancor prima che nel grembo di Anna, nella mente di Dio, prima di tutti i secoli, preservata dalla colpa nell'istante della creazione.Prosegue il Cantico dei Cantici: . Questi riferimenti alla grazia, ma anche alla potenza della figura mariana si evincono nella presenza, ben evidente in Piola, di un dragone sconfitto, oppure di un serpente, allusioni a Satana e a quanto concerne la sfera del male, nell'intento di celebrare la vittoria della Vergine, in particolare, - a seguito dei dettami conciliari, - alludendo alla condanna dell'eresia protestante.Il serpente, qui schiacciato dalla figura della Vergine Immacolata nella tela di Piola custodita presso la Chiesa di San Francesco a Bolzaneto, trova il suo più noto rimando nella celeberrima Madonna dei Palafrenieri di , ed allude alla vicenda di cui narra la Genesi della tentazione di Eva, infatti i richiami al peccato primigenio e alle figure dei Progenitori possono essere considerati ulteriori caratteristiche iconografiche dell'Immacolata che possiamo ritrovare nelle raffigurazioni a lei dedicate.
Per quanto riguarda invece gli elementi cosmici come il sole, la luna e le stelle - opposti al peccato e sinonimo di eterna bellezza - la loro funzione è quella di inserire Maria in un orizzonte atemporale, al di là delle vicende storiche, nel mistero di Dio che pervade le composizioni, in quel soave e invisibile respiro dello Spirito Santo percepibile solamente nel dolce movimento delle vesti della Vergine. Si spiega così la falce di luna che sovente sostiene i piedi di Maria nel suo slancio verso il cielo.
Per comprendere ulteriori caratteristiche delle immagini seicentesche della Vergine Immacolata è necessario proseguire la lettura del Cantico dei Cantici: «Tu mi hai rapito il cuore, sorella mia, sposa, tu mi hai rapito il cuore con un solo tuo sguardo, con una perla sola della tua collana! [...] Giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata».
Tramite queste passaggio risaltano immediatamente, nella tela del colto pittore della Controriforma Bernardo Castello, presso la Chiesa di Santa Maria della Vittoria a Genova, i dettagli della fontana posta appena sotto Maria, il mostro alato di cui si è già detto, il tempio dove nacque la Vergine, nonché un giardino che si perde sino alle più remote lontananze, emblema di quel locus amoenus in cui sono ambientate quasi tutte le figurazioni mariane, si pensi alle Madonne di Raffaello Sanzio. Sospesa tra l'umanità e la condizione celeste, segno di armonia fra cose superiori e inferiori, Maria si rivolge al cielo, nelle cui nuvole si distinguono Dio Padre e la Porta del Cielo, allusione al fatto che Dio si servì della Vergine come passaggio miracoloso e purissimo per giungere sulla terra.
Analizzati i possibili rimandi alle Sacre scritture, bisogna ricordare come l'iconografia dell'Immacolata abbia tuttavia assunto i propri riferimenti in epoca moderna, a seguito di interpretazioni che si basano maggiormente sul Nuovo Testamento e sulla questione dell'Annunciazione, quando l'arcangelo Gabriele recò il messaggio a Maria, "piena di grazia".Se si prende in considerazione il tema immacolistico attraverso tali richiami più recenti, bisogna dire che esso coincideva spesso, nelle rappresentazioni pittoriche, con la vicenda di Anna e Gioacchino, i genitori della Vergine. Essendo ormai anziani e senza figli, condannati ed emarginarti poiché l'essere sterili era considerato dal popolo ebraico segno della mancanza del favore di Dio, Anna e Gioacchino si ritirarono in preghiera e ricevettero l'annuncio miracoloso di un angelo. Dalla loro unione in un casto abbraccio, avvenuto presso la Porta d'Oro di Gerusalemme, sarebbe nata Maria, "prediletta del Signore", privata dunque del peccato originale che si riteneva essere trasmesso attraverso l'atto coniugale.Tale purezza immacolata, specchio del divino, si manifesta così nelle tele tardo cinquecentesche e seicentesche secondo quando teorizzato dal teologo tedesco controriformista Molanus nel suo , che esprime le indicazioni precise sul modo corretto di rappresentare l'Immacolata, celebrando , tipica di questo fortunato periodo artistico, in cui il motivo mariano divenne anche occasione per soddisfare le esigenze estetiche barocche, focalizzando sul volo ascensionale di Maria e il suo moto delle braccia le ambizioni di conferire un estremo dinamismo alle opere.Caratteristica dell'arte barocca ed in particolare dell'ambito genovese è anche lo stretto dialogo che intercorre tra la produzione pittorica e quella scultorea, testimonianza di una nuova unità delle arti evidenziata chiaramente dalla prolifica collaborazione tra Piola e i due scultori che nella seconda metà del Seicento adornarono con le loro opere molte chiese cittadine, vale a dire e .Il francese Pierre Puget ebbe il merito di introdurre a Genova le novità artistiche barocche, influenzato dalla formazione romana a fianco di e . Apprezzato dall'aristocrazia genovese, Puget ebbe modo di ricevere prestigiose committenze dai nobili, i quali desideravano impreziosire le proprie residenze con opere qualitativamente alla pari di quelle prodotte a Roma. Nacquero così opere come l'Immacolata, oggi nell'Oratorio di San Filippo Neri, realizzata intorno al 1670 per la dimora in via Cairoli del marchese Stefano Lomellini. Nello stesso periodo Puget scolpì per Emanuele Brignole un'altra Immacolata per l'Albergo dei Poveri, la cui chiesa, centro architettonico e spirituale del grandioso edificio, è dedicata proprio al culto immacolista. La Vergine, sorretta da un gruppo di angeli e dalla falce di luna, rivolge lo sguardo verso il cielo e distende le braccia verso di noi - tramite tra la condizione terrena e quella divina - restituendoci una versione dinamica ma anche soavemente delicata del barocco, in un'ascesa accentuata dalla luce che entra dalla cupola e dal soffio di vento che increspa le vesti di Maria, nelle quali il marmo si connota di una morbidezza straordinaria. Un omaggio a Puget è visibile nel medesimo soggetto realizzato a fine Seicento da Filippo Parodi per la Chiesa di San Luca, nel cuore cittadino, in cui si evince il dialogo e l'influenza tra i vari artisti presenti in quegli anni, in una chiesa consacrata al santo considerato il pittore della Vergine, ossia il primo a restituirne un ritratto figurativo connotato da quella bellezza regale che diverrà consueta delle immagini mariane.La Vergine, nella sua leggera torsione del busto e nel candore delle vesti mosse da una brezza leggera, appare maggiormente raccolta, custode del mistero divino nel profondo del proprio cuore, amorevole e misericordiosa nello sguardo, bella come un pensiero di Dio. La scultura, caratterizzata da una raffinatezza formale e da una delicata sensibilità, riesce ad integrarsi perfettamente con gli affreschi dipinti alle sue spalle da Domenico Piola, a suggellare un secolo che raggiunse vertici teologici ed estetici difficilmente eguagliabili.





Nella storia dell'arte l'iconografia mariana ha avuto notevole fortuna in ogni epoca, raffigurando la Vergine concepita di Spirito Santo e preservata dal peccato originale in quanto tabernacolo dell'Altissimo; come Madre di Gesù, protettrice dell'umanità, intermediaria presso Dio; intesa come colei che tutto perdona, rifugio dei peccatori, sino alle immagini della Pietà, della sua sofferenza ai piedi della croce, per arrivare al tema dell'assunzione nel momento della morte terrena.Fu in particolare nel periodo del che il culto dell' - insieme alle sue rappresentazioni pittoriche - assunse un ruolo centrale nelle discussioni dogmatiche poiché espressione di una dottrina che divideva il mondo cattolico e quello protestante. Per i cattolici Maria ha infatti un ruolo di redentrice, insieme a Gesù, dal momento stesso in cui accetta l'incarnazione, facendosi ancella del Signore, questione che non era riconosciuta invece dai protestanti. A seguito degli esiti conciliari e del periodo della Controriforma, nella seconda metà del Cinquecento, si verificò una vera e propria proliferazione di immagini mariane nell'arte, in una serie di tele, sculture e interi cicli di affreschi che caratterizzarono l'arte seicentesca del .Le prime raffigurazioni artistiche della Vergine Immacolata cominciarono ad apparire nel corso del Rinascimento, in particolare sotto il pontificato di Sisto IV Della Rovere, al cui nome è associata a livello artistico la , un papa francescano favorevole a questa nuova dottrina, del tutto assente nel Medioevo. I francescani furono i primi a sostenere la concezione di Maria senza macchia nel grembo di Anna, sua madre, mentre i domenicani avversavano l'idea di un concepimento miracoloso per quanto riguarda Maria, che sarebbe invece stata concepita come tutte le altre creature umane per poi essere santificata in utero. Sebbene il concilio tridentino non prese posizioni in merito a questo dibattito, bisogna sottolineare come queste differenze, che a noi possono risultare sottili, fossero estremamente importanti all'epoca e considerate complesse, basti dire che - nonostante il culto dell'Immacolata fu approvato con una bolla pontificia nella seconda metà del Seicento da Alessandro VII Chigi e reso una festività nel Settecento da Clemente XI - fu solamente Pio IX, nel 1852, a proclamarne ufficialmente il dogma.Questo graduale passaggio nell'approvazione ecclesiastica dell'Immacolata coincide anche, a livello iconografico, con le caratteristiche assunte dalla Vergine nelle raffigurazioni di tale culto, i cui tratti ricorrenti si diffusero appunto a partire dal Cinquecento, nella fortunata stagione del Rinascimento, per proliferare a seguito del Concilio, dando vita gradualmente a delle nuove immagini della Madre di Gesù, la cui raggiante bellezza fu occasione di porre l'arte al servizio di un profondo mistero di fede, come se tutto lo splendore dell'universo si concentrasse nell'attimo della concezione di Maria, sottratta al peccato. Tale perfezione della Vergine, vestita di una candida veste bianca simbolo di purezza, coronata da Dio e illuminata dalla colomba dello Spirito Santo, è espressa compiutamente in questa tela del 1683 di , uno dei vari capolavori a tematica mariana custodito nella Basilica della Santissima Annunziata del Vastato di Genova.Il capoluogo ligure fu infatti sede centrale per lo sviluppo seicentesco di questo tema mariano per il quale la città mostrò sin da subito una particolare devozione ed in tal senso la basilica dell'Annunziata è un luogo fondamentale per apprezzare numerosi capolavori che esaltano il ruolo della Vergine, basti osservare le pale d'altare di Piola o la decorazione della volta del presbiterio nel suggestivo affresco di , pregevole ed ardito scorcio di paradiso che impreziosisce un soffitto dorato degno del palcoscenico del barocco romano.Riprendendo la tela di Piola, il riferimento principale risulta essere, così come per molte opere inerenti all'Immacolata, il Cantico dei Cantici, nel quale lo Sposo si rivolge con le seguenti parole a colei che, nella fede della Chiesa e in particolare grazie a San Bernardo, verrà poi identificata come la Sposa stessa di Dio: .Un ulteriore richiamo all'Immacolata si troverebbe nel Libro dei Proverbi, in cui è detto: . In queste parole si evince un aspetto estremamente interessante, ovvero come la concezione della Vergine sia avvenuta, ancor prima che nel grembo di Anna, nella mente di Dio, prima di tutti i secoli, preservata dalla colpa nell'istante della creazione.Prosegue il Cantico dei Cantici: . Questi riferimenti alla grazia, ma anche alla potenza della figura mariana si evincono nella presenza, ben evidente in Piola, di un dragone sconfitto, oppure di un serpente, allusioni a Satana e a quanto concerne la sfera del male, nell'intento di celebrare la vittoria della Vergine, in particolare, - a seguito dei dettami conciliari, - alludendo alla condanna dell'eresia protestante.Il serpente, qui schiacciato dalla figura della Vergine Immacolata nella tela di Piola custodita presso la Chiesa di San Francesco a Bolzaneto, trova il suo più noto rimando nella celeberrima Madonna dei Palafrenieri di , ed allude alla vicenda di cui narra la Genesi della tentazione di Eva, infatti i richiami al peccato primigenio e alle figure dei Progenitori possono essere considerati ulteriori caratteristiche iconografiche dell'Immacolata che possiamo ritrovare nelle raffigurazioni a lei dedicate.Per quanto riguarda invece gli elementi cosmici come il sole, la luna e le stelle - opposti al peccato e sinonimo di eterna bellezza - la loro funzione è quella di inserire Maria in un orizzonte atemporale, al di là delle vicende storiche, nel mistero di Dio che pervade le composizioni, in quel soave e invisibile respiro dello Spirito Santo percepibile solamente nel dolce movimento delle vesti della Vergine. Si spiega così la falce di luna che sovente sostiene i piedi di Maria nel suo slancio verso il cielo.Per comprendere ulteriori caratteristiche delle immagini seicentesche della Vergine Immacolata è necessario proseguire la lettura del Cantico dei Cantici: .Tramite queste passaggio risaltano immediatamente, nella tela del colto pittore della Controriforma , presso la Chiesa di Santa Maria della Vittoria a Genova, i dettagli della fontana posta appena sotto Maria, il mostro alato di cui si è già detto, il tempio dove nacque la Vergine, nonché un giardino che si perde sino alle più remote lontananze, emblema di quel in cui sono ambientate quasi tutte le figurazioni mariane, si pensi alle Madonne di . Sospesa tra l'umanità e la condizione celeste, segno di armonia fra cose superiori e inferiori, Maria si rivolge al cielo, nelle cui nuvole si distinguono Dio Padre e la Porta del Cielo, allusione al fatto che Dio si servì della Vergine come passaggio miracoloso e purissimo per giungere sulla terra.
Analizzati i possibili rimandi alle Sacre scritture, bisogna ricordare come l'iconografia dell'Immacolata abbia tuttavia assunto i propri riferimenti in epoca moderna, a seguito di interpretazioni che si basano maggiormente sul Nuovo Testamento e sulla questione dell'Annunciazione, quando l'arcangelo Gabriele recò il messaggio a Maria, "piena di grazia".
Se si prende in considerazione il tema immacolistico attraverso tali richiami più recenti, bisogna dire che esso coincideva spesso, nelle rappresentazioni pittoriche, con la vicenda di Anna e Gioacchino, i genitori della Vergine. Essendo ormai anziani e senza figli, condannati ed emarginarti poiché l'essere sterili era considerato dal popolo ebraico segno della mancanza del favore di Dio, Anna e Gioacchino si ritirarono in preghiera e ricevettero l'annuncio miracoloso di un angelo. Dalla loro unione in un casto abbraccio, avvenuto presso la Porta d'Oro di Gerusalemme, sarebbe nata Maria, "prediletta del Signore", privata dunque del peccato originale che si riteneva essere trasmesso attraverso l'atto coniugale.
Tale purezza immacolata, specchio del divino, si manifesta così nelle tele tardo cinquecentesche e seicentesche secondo quando teorizzato dal teologo tedesco controriformista Molanus nel suo De picturis et imaginibus sacris, che esprime le indicazioni precise sul modo corretto di rappresentare l'Immacolata, celebrando «quell'immagine della Vergine soavemente inventata, nella quale vengono dipinti accanto a lei sole, luna, porta del cielo, giglio tra le spine, specchio senza macchia, giardino chiuso, città di Dio», tipica di questo fortunato periodo artistico, in cui il motivo mariano divenne anche occasione per soddisfare le esigenze estetiche barocche, focalizzando sul volo ascensionale di Maria e il suo moto delle braccia le ambizioni di conferire un estremo dinamismo alle opere.
Caratteristica dell'arte barocca ed in particolare dell'ambito genovese è anche lo stretto dialogo che intercorre tra la produzione pittorica e quella scultorea, testimonianza di una nuova unità delle arti evidenziata chiaramente dalla prolifica collaborazione tra Piola e i due scultori che nella seconda metà del Seicento adornarono con le loro opere molte chiese cittadine, vale a dire e .Il francese Pierre Puget ebbe il merito di introdurre a Genova le novità artistiche barocche, influenzato dalla formazione romana a fianco di e . Apprezzato dall'aristocrazia genovese, Puget ebbe modo di ricevere prestigiose committenze dai nobili, i quali desideravano impreziosire le proprie residenze con opere qualitativamente alla pari di quelle prodotte a Roma. Nacquero così opere come l'Immacolata, oggi nell'Oratorio di San Filippo Neri, realizzata intorno al 1670 per la dimora in via Cairoli del marchese Stefano Lomellini. Nello stesso periodo Puget scolpì per Emanuele Brignole un'altra Immacolata per l'Albergo dei Poveri, la cui chiesa, centro architettonico e spirituale del grandioso edificio, è dedicata proprio al culto immacolista. La Vergine, sorretta da un gruppo di angeli e dalla falce di luna, rivolge lo sguardo verso il cielo e distende le braccia verso di noi - tramite tra la condizione terrena e quella divina - restituendoci una versione dinamica ma anche soavemente delicata del barocco, in un'ascesa accentuata dalla luce che entra dalla cupola e dal soffio di vento che increspa le vesti di Maria, nelle quali il marmo si connota di una morbidezza straordinaria. Un omaggio a Puget è visibile nel medesimo soggetto realizzato a fine Seicento da Filippo Parodi per la Chiesa di San Luca, nel cuore cittadino, in cui si evince il dialogo e l'influenza tra i vari artisti presenti in quegli anni, in una chiesa consacrata al santo considerato il pittore della Vergine, ossia il primo a restituirne un ritratto figurativo connotato da quella bellezza regale che diverrà consueta delle immagini mariane.La Vergine, nella sua leggera torsione del busto e nel candore delle vesti mosse da una brezza leggera, appare maggiormente raccolta, custode del mistero divino nel profondo del proprio cuore, amorevole e misericordiosa nello sguardo, bella come un pensiero di Dio. La scultura, caratterizzata da una raffinatezza formale e da una delicata sensibilità, riesce ad integrarsi perfettamente con gli affreschi dipinti alle sue spalle da Domenico Piola, a suggellare un secolo che raggiunse vertici teologici ed estetici difficilmente eguagliabili.





Nella storia dell'arte l'iconografia mariana ha avuto notevole fortuna in ogni epoca, raffigurando la Vergine concepita di Spirito Santo e preservata dal peccato originale in quanto tabernacolo dell'Altissimo; come Madre di Gesù, protettrice dell'umanità, intermediaria presso Dio; intesa come colei che tutto perdona, rifugio dei peccatori, sino alle immagini della Pietà, della sua sofferenza ai piedi della croce, per arrivare al tema dell'assunzione nel momento della morte terrena.Fu in particolare nel periodo del che il culto dell' - insieme alle sue rappresentazioni pittoriche - assunse un ruolo centrale nelle discussioni dogmatiche poiché espressione di una dottrina che divideva il mondo cattolico e quello protestante. Per i cattolici Maria ha infatti un ruolo di redentrice, insieme a Gesù, dal momento stesso in cui accetta l'incarnazione, facendosi ancella del Signore, questione che non era riconosciuta invece dai protestanti. A seguito degli esiti conciliari e del periodo della Controriforma, nella seconda metà del Cinquecento, si verificò una vera e propria proliferazione di immagini mariane nell'arte, in una serie di tele, sculture e interi cicli di affreschi che caratterizzarono l'arte seicentesca del .Le prime raffigurazioni artistiche della Vergine Immacolata cominciarono ad apparire nel corso del Rinascimento, in particolare sotto il pontificato di Sisto IV Della Rovere, al cui nome è associata a livello artistico la , un papa francescano favorevole a questa nuova dottrina, del tutto assente nel Medioevo. I francescani furono i primi a sostenere la concezione di Maria senza macchia nel grembo di Anna, sua madre, mentre i domenicani avversavano l'idea di un concepimento miracoloso per quanto riguarda Maria, che sarebbe invece stata concepita come tutte le altre creature umane per poi essere santificata in utero. Sebbene il concilio tridentino non prese posizioni in merito a questo dibattito, bisogna sottolineare come queste differenze, che a noi possono risultare sottili, fossero estremamente importanti all'epoca e considerate complesse, basti dire che - nonostante il culto dell'Immacolata fu approvato con una bolla pontificia nella seconda metà del Seicento da Alessandro VII Chigi e reso una festività nel Settecento da Clemente XI - fu solamente Pio IX, nel 1852, a proclamarne ufficialmente il dogma.Questo graduale passaggio nell'approvazione ecclesiastica dell'Immacolata coincide anche, a livello iconografico, con le caratteristiche assunte dalla Vergine nelle raffigurazioni di tale culto, i cui tratti ricorrenti si diffusero appunto a partire dal Cinquecento, nella fortunata stagione del Rinascimento, per proliferare a seguito del Concilio, dando vita gradualmente a delle nuove immagini della Madre di Gesù, la cui raggiante bellezza fu occasione di porre l'arte al servizio di un profondo mistero di fede, come se tutto lo splendore dell'universo si concentrasse nell'attimo della concezione di Maria, sottratta al peccato. Tale perfezione della Vergine, vestita di una candida veste bianca simbolo di purezza, coronata da Dio e illuminata dalla colomba dello Spirito Santo, è espressa compiutamente in questa tela del 1683 di , uno dei vari capolavori a tematica mariana custodito nella Basilica della Santissima Annunziata del Vastato di Genova.Il capoluogo ligure fu infatti sede centrale per lo sviluppo seicentesco di questo tema mariano per il quale la città mostrò sin da subito una particolare devozione ed in tal senso la basilica dell'Annunziata è un luogo fondamentale per apprezzare numerosi capolavori che esaltano il ruolo della Vergine, basti osservare le pale d'altare di Piola o la decorazione della volta del presbiterio nel suggestivo affresco di , pregevole ed ardito scorcio di paradiso che impreziosisce un soffitto dorato degno del palcoscenico del barocco romano.Riprendendo la tela di Piola, il riferimento principale risulta essere, così come per molte opere inerenti all'Immacolata, il Cantico dei Cantici, nel quale lo Sposo si rivolge con le seguenti parole a colei che, nella fede della Chiesa e in particolare grazie a San Bernardo, verrà poi identificata come la Sposa stessa di Dio: .Un ulteriore richiamo all'Immacolata si troverebbe nel Libro dei Proverbi, in cui è detto: . In queste parole si evince un aspetto estremamente interessante, ovvero come la concezione della Vergine sia avvenuta, ancor prima che nel grembo di Anna, nella mente di Dio, prima di tutti i secoli, preservata dalla colpa nell'istante della creazione.Prosegue il Cantico dei Cantici: . Questi riferimenti alla grazia, ma anche alla potenza della figura mariana si evincono nella presenza, ben evidente in Piola, di un dragone sconfitto, oppure di un serpente, allusioni a Satana e a quanto concerne la sfera del male, nell'intento di celebrare la vittoria della Vergine, in particolare, - a seguito dei dettami conciliari, - alludendo alla condanna dell'eresia protestante.Il serpente, qui schiacciato dalla figura della Vergine Immacolata nella tela di Piola custodita presso la Chiesa di San Francesco a Bolzaneto, trova il suo più noto rimando nella celeberrima Madonna dei Palafrenieri di , ed allude alla vicenda di cui narra la Genesi della tentazione di Eva, infatti i richiami al peccato primigenio e alle figure dei Progenitori possono essere considerati ulteriori caratteristiche iconografiche dell'Immacolata che possiamo ritrovare nelle raffigurazioni a lei dedicate.Per quanto riguarda invece gli elementi cosmici come il sole, la luna e le stelle - opposti al peccato e sinonimo di eterna bellezza - la loro funzione è quella di inserire Maria in un orizzonte atemporale, al di là delle vicende storiche, nel mistero di Dio che pervade le composizioni, in quel soave e invisibile respiro dello Spirito Santo percepibile solamente nel dolce movimento delle vesti della Vergine. Si spiega così la falce di luna che sovente sostiene i piedi di Maria nel suo slancio verso il cielo.Per comprendere ulteriori caratteristiche delle immagini seicentesche della Vergine Immacolata è necessario proseguire la lettura del Cantico dei Cantici: .Tramite queste passaggio risaltano immediatamente, nella tela del colto pittore della Controriforma , presso la Chiesa di Santa Maria della Vittoria a Genova, i dettagli della fontana posta appena sotto Maria, il mostro alato di cui si è già detto, il tempio dove nacque la Vergine, nonché un giardino che si perde sino alle più remote lontananze, emblema di quel in cui sono ambientate quasi tutte le figurazioni mariane, si pensi alle Madonne di . Sospesa tra l'umanità e la condizione celeste, segno di armonia fra cose superiori e inferiori, Maria si rivolge al cielo, nelle cui nuvole si distinguono Dio Padre e la Porta del Cielo, allusione al fatto che Dio si servì della Vergine come passaggio miracoloso e purissimo per giungere sulla terra.Analizzati i possibili rimandi alle Sacre scritture, bisogna ricordare come l'iconografia dell'Immacolata abbia tuttavia assunto i propri riferimenti in epoca moderna, a seguito di interpretazioni che si basano maggiormente sul Nuovo Testamento e sulla questione dell'Annunciazione, quando l'arcangelo Gabriele recò il messaggio a Maria, "piena di grazia".Se si prende in considerazione il tema immacolistico attraverso tali richiami più recenti, bisogna dire che esso coincideva spesso, nelle rappresentazioni pittoriche, con la vicenda di Anna e Gioacchino, i genitori della Vergine. Essendo ormai anziani e senza figli, condannati ed emarginarti poiché l'essere sterili era considerato dal popolo ebraico segno della mancanza del favore di Dio, Anna e Gioacchino si ritirarono in preghiera e ricevettero l'annuncio miracoloso di un angelo. Dalla loro unione in un casto abbraccio, avvenuto presso la Porta d'Oro di Gerusalemme, sarebbe nata Maria, "prediletta del Signore", privata dunque del peccato originale che si riteneva essere trasmesso attraverso l'atto coniugale.Tale purezza immacolata, specchio del divino, si manifesta così nelle tele tardo cinquecentesche e seicentesche secondo quando teorizzato dal teologo tedesco controriformista Molanus nel suo , che esprime le indicazioni precise sul modo corretto di rappresentare l'Immacolata, celebrando , tipica di questo fortunato periodo artistico, in cui il motivo mariano divenne anche occasione per soddisfare le esigenze estetiche barocche, focalizzando sul volo ascensionale di Maria e il suo moto delle braccia le ambizioni di conferire un estremo dinamismo alle opere.
Caratteristica dell'arte barocca ed in particolare dell'ambito genovese è anche lo stretto dialogo che intercorre tra la produzione pittorica e quella scultorea, testimonianza di una nuova unità delle arti evidenziata chiaramente dalla prolifica collaborazione tra Piola e i due scultori che nella seconda metà del Seicento adornarono con le loro opere molte chiese cittadine, vale a dire Pierre Puget e Filippo Parodi.
Il francese Pierre Puget ebbe il merito di introdurre a Genova le novità artistiche barocche, influenzato dalla formazione romana a fianco di Pietro da Cortona e Gian Lorenzo Bernini. Apprezzato dall'aristocrazia genovese, Puget ebbe modo di ricevere prestigiose committenze dai nobili, i quali desideravano impreziosire le proprie residenze con opere qualitativamente alla pari di quelle prodotte a Roma. Nacquero così opere come l'Immacolata, oggi nell'Oratorio di San Filippo Neri, realizzata intorno al 1670 per la dimora in via Cairoli del marchese Stefano Lomellini. Nello stesso periodo Puget scolpì per Emanuele Brignole un'altra Immacolata per l'Albergo dei Poveri, la cui chiesa, centro architettonico e spirituale del grandioso edificio, è dedicata proprio al culto immacolista. La Vergine, sorretta da un gruppo di angeli e dalla falce di luna, rivolge lo sguardo verso il cielo e distende le braccia verso di noi - tramite tra la condizione terrena e quella divina - restituendoci una versione dinamica ma anche soavemente delicata del barocco, in un'ascesa accentuata dalla luce che entra dalla cupola e dal soffio di vento che increspa le vesti di Maria, nelle quali il marmo si connota di una morbidezza straordinaria.
Un omaggio a Puget è visibile nel medesimo soggetto realizzato a fine Seicento da Filippo Parodi per la Chiesa di San Luca, nel cuore cittadino, in cui si evince il dialogo e l'influenza tra i vari artisti presenti in quegli anni, in una chiesa consacrata al santo considerato il pittore della Vergine, ossia il primo a restituirne un ritratto figurativo connotato da quella bellezza regale che diverrà consueta delle immagini mariane.
La Vergine, nella sua leggera torsione del busto e nel candore delle vesti mosse da una brezza leggera, appare maggiormente raccolta, custode del mistero divino nel profondo del proprio cuore, amorevole e misericordiosa nello sguardo, bella come un pensiero di Dio. La scultura, caratterizzata da una raffinatezza formale e da una delicata sensibilità, riesce ad integrarsi perfettamente con gli affreschi dipinti alle sue spalle da Domenico Piola, a suggellare un secolo che raggiunse vertici teologici ed estetici difficilmente eguagliabili.





Nella storia dell'arte l'iconografia mariana ha avuto notevole fortuna in ogni epoca, raffigurando la Vergine concepita di Spirito Santo e preservata dal peccato originale in quanto tabernacolo dell'Altissimo; come Madre di Gesù, protettrice dell'umanità, intermediaria presso Dio; intesa come colei che tutto perdona, rifugio dei peccatori, sino alle immagini della Pietà, della sua sofferenza ai piedi della croce, per arrivare al tema dell'assunzione nel momento della morte terrena.Fu in particolare nel periodo del che il culto dell' - insieme alle sue rappresentazioni pittoriche - assunse un ruolo centrale nelle discussioni dogmatiche poiché espressione di una dottrina che divideva il mondo cattolico e quello protestante. Per i cattolici Maria ha infatti un ruolo di redentrice, insieme a Gesù, dal momento stesso in cui accetta l'incarnazione, facendosi ancella del Signore, questione che non era riconosciuta invece dai protestanti. A seguito degli esiti conciliari e del periodo della Controriforma, nella seconda metà del Cinquecento, si verificò una vera e propria proliferazione di immagini mariane nell'arte, in una serie di tele, sculture e interi cicli di affreschi che caratterizzarono l'arte seicentesca del .Le prime raffigurazioni artistiche della Vergine Immacolata cominciarono ad apparire nel corso del Rinascimento, in particolare sotto il pontificato di Sisto IV Della Rovere, al cui nome è associata a livello artistico la , un papa francescano favorevole a questa nuova dottrina, del tutto assente nel Medioevo. I francescani furono i primi a sostenere la concezione di Maria senza macchia nel grembo di Anna, sua madre, mentre i domenicani avversavano l'idea di un concepimento miracoloso per quanto riguarda Maria, che sarebbe invece stata concepita come tutte le altre creature umane per poi essere santificata in utero. Sebbene il concilio tridentino non prese posizioni in merito a questo dibattito, bisogna sottolineare come queste differenze, che a noi possono risultare sottili, fossero estremamente importanti all'epoca e considerate complesse, basti dire che - nonostante il culto dell'Immacolata fu approvato con una bolla pontificia nella seconda metà del Seicento da Alessandro VII Chigi e reso una festività nel Settecento da Clemente XI - fu solamente Pio IX, nel 1852, a proclamarne ufficialmente il dogma.Questo graduale passaggio nell'approvazione ecclesiastica dell'Immacolata coincide anche, a livello iconografico, con le caratteristiche assunte dalla Vergine nelle raffigurazioni di tale culto, i cui tratti ricorrenti si diffusero appunto a partire dal Cinquecento, nella fortunata stagione del Rinascimento, per proliferare a seguito del Concilio, dando vita gradualmente a delle nuove immagini della Madre di Gesù, la cui raggiante bellezza fu occasione di porre l'arte al servizio di un profondo mistero di fede, come se tutto lo splendore dell'universo si concentrasse nell'attimo della concezione di Maria, sottratta al peccato. Tale perfezione della Vergine, vestita di una candida veste bianca simbolo di purezza, coronata da Dio e illuminata dalla colomba dello Spirito Santo, è espressa compiutamente in questa tela del 1683 di , uno dei vari capolavori a tematica mariana custodito nella Basilica della Santissima Annunziata del Vastato di Genova.Il capoluogo ligure fu infatti sede centrale per lo sviluppo seicentesco di questo tema mariano per il quale la città mostrò sin da subito una particolare devozione ed in tal senso la basilica dell'Annunziata è un luogo fondamentale per apprezzare numerosi capolavori che esaltano il ruolo della Vergine, basti osservare le pale d'altare di Piola o la decorazione della volta del presbiterio nel suggestivo affresco di , pregevole ed ardito scorcio di paradiso che impreziosisce un soffitto dorato degno del palcoscenico del barocco romano.Riprendendo la tela di Piola, il riferimento principale risulta essere, così come per molte opere inerenti all'Immacolata, il Cantico dei Cantici, nel quale lo Sposo si rivolge con le seguenti parole a colei che, nella fede della Chiesa e in particolare grazie a San Bernardo, verrà poi identificata come la Sposa stessa di Dio: .Un ulteriore richiamo all'Immacolata si troverebbe nel Libro dei Proverbi, in cui è detto: . In queste parole si evince un aspetto estremamente interessante, ovvero come la concezione della Vergine sia avvenuta, ancor prima che nel grembo di Anna, nella mente di Dio, prima di tutti i secoli, preservata dalla colpa nell'istante della creazione.Prosegue il Cantico dei Cantici: . Questi riferimenti alla grazia, ma anche alla potenza della figura mariana si evincono nella presenza, ben evidente in Piola, di un dragone sconfitto, oppure di un serpente, allusioni a Satana e a quanto concerne la sfera del male, nell'intento di celebrare la vittoria della Vergine, in particolare, - a seguito dei dettami conciliari, - alludendo alla condanna dell'eresia protestante.Il serpente, qui schiacciato dalla figura della Vergine Immacolata nella tela di Piola custodita presso la Chiesa di San Francesco a Bolzaneto, trova il suo più noto rimando nella celeberrima Madonna dei Palafrenieri di , ed allude alla vicenda di cui narra la Genesi della tentazione di Eva, infatti i richiami al peccato primigenio e alle figure dei Progenitori possono essere considerati ulteriori caratteristiche iconografiche dell'Immacolata che possiamo ritrovare nelle raffigurazioni a lei dedicate.Per quanto riguarda invece gli elementi cosmici come il sole, la luna e le stelle - opposti al peccato e sinonimo di eterna bellezza - la loro funzione è quella di inserire Maria in un orizzonte atemporale, al di là delle vicende storiche, nel mistero di Dio che pervade le composizioni, in quel soave e invisibile respiro dello Spirito Santo percepibile solamente nel dolce movimento delle vesti della Vergine. Si spiega così la falce di luna che sovente sostiene i piedi di Maria nel suo slancio verso il cielo.Per comprendere ulteriori caratteristiche delle immagini seicentesche della Vergine Immacolata è necessario proseguire la lettura del Cantico dei Cantici: .Tramite queste passaggio risaltano immediatamente, nella tela del colto pittore della Controriforma , presso la Chiesa di Santa Maria della Vittoria a Genova, i dettagli della fontana posta appena sotto Maria, il mostro alato di cui si è già detto, il tempio dove nacque la Vergine, nonché un giardino che si perde sino alle più remote lontananze, emblema di quel in cui sono ambientate quasi tutte le figurazioni mariane, si pensi alle Madonne di . Sospesa tra l'umanità e la condizione celeste, segno di armonia fra cose superiori e inferiori, Maria si rivolge al cielo, nelle cui nuvole si distinguono Dio Padre e la Porta del Cielo, allusione al fatto che Dio si servì della Vergine come passaggio miracoloso e purissimo per giungere sulla terra.Analizzati i possibili rimandi alle Sacre scritture, bisogna ricordare come l'iconografia dell'Immacolata abbia tuttavia assunto i propri riferimenti in epoca moderna, a seguito di interpretazioni che si basano maggiormente sul Nuovo Testamento e sulla questione dell'Annunciazione, quando l'arcangelo Gabriele recò il messaggio a Maria, "piena di grazia".Se si prende in considerazione il tema immacolistico attraverso tali richiami più recenti, bisogna dire che esso coincideva spesso, nelle rappresentazioni pittoriche, con la vicenda di Anna e Gioacchino, i genitori della Vergine. Essendo ormai anziani e senza figli, condannati ed emarginarti poiché l'essere sterili era considerato dal popolo ebraico segno della mancanza del favore di Dio, Anna e Gioacchino si ritirarono in preghiera e ricevettero l'annuncio miracoloso di un angelo. Dalla loro unione in un casto abbraccio, avvenuto presso la Porta d'Oro di Gerusalemme, sarebbe nata Maria, "prediletta del Signore", privata dunque del peccato originale che si riteneva essere trasmesso attraverso l'atto coniugale.Tale purezza immacolata, specchio del divino, si manifesta così nelle tele tardo cinquecentesche e seicentesche secondo quando teorizzato dal teologo tedesco controriformista Molanus nel suo , che esprime le indicazioni precise sul modo corretto di rappresentare l'Immacolata, celebrando , tipica di questo fortunato periodo artistico, in cui il motivo mariano divenne anche occasione per soddisfare le esigenze estetiche barocche, focalizzando sul volo ascensionale di Maria e il suo moto delle braccia le ambizioni di conferire un estremo dinamismo alle opere.Caratteristica dell'arte barocca ed in particolare dell'ambito genovese è anche lo stretto dialogo che intercorre tra la produzione pittorica e quella scultorea, testimonianza di una nuova unità delle arti evidenziata chiaramente dalla prolifica collaborazione tra Piola e i due scultori che nella seconda metà del Seicento adornarono con le loro opere molte chiese cittadine, vale a dire e .Il francese Pierre Puget ebbe il merito di introdurre a Genova le novità artistiche barocche, influenzato dalla formazione romana a fianco di e . Apprezzato dall'aristocrazia genovese, Puget ebbe modo di ricevere prestigiose committenze dai nobili, i quali desideravano impreziosire le proprie residenze con opere qualitativamente alla pari di quelle prodotte a Roma. Nacquero così opere come l'Immacolata, oggi nell'Oratorio di San Filippo Neri, realizzata intorno al 1670 per la dimora in via Cairoli del marchese Stefano Lomellini. Nello stesso periodo Puget scolpì per Emanuele Brignole un'altra Immacolata per l'Albergo dei Poveri, la cui chiesa, centro architettonico e spirituale del grandioso edificio, è dedicata proprio al culto immacolista. La Vergine, sorretta da un gruppo di angeli e dalla falce di luna, rivolge lo sguardo verso il cielo e distende le braccia verso di noi - tramite tra la condizione terrena e quella divina - restituendoci una versione dinamica ma anche soavemente delicata del barocco, in un'ascesa accentuata dalla luce che entra dalla cupola e dal soffio di vento che increspa le vesti di Maria, nelle quali il marmo si connota di una morbidezza straordinaria. Un omaggio a Puget è visibile nel medesimo soggetto realizzato a fine Seicento da Filippo Parodi per la Chiesa di San Luca, nel cuore cittadino, in cui si evince il dialogo e l'influenza tra i vari artisti presenti in quegli anni, in una chiesa consacrata al santo considerato il pittore della Vergine, ossia il primo a restituirne un ritratto figurativo connotato da quella bellezza regale che diverrà consueta delle immagini mariane.La Vergine, nella sua leggera torsione del busto e nel candore delle vesti mosse da una brezza leggera, appare maggiormente raccolta, custode del mistero divino nel profondo del proprio cuore, amorevole e misericordiosa nello sguardo, bella come un pensiero di Dio. La scultura, caratterizzata da una raffinatezza formale e da una delicata sensibilità, riesce ad integrarsi perfettamente con gli affreschi dipinti alle sue spalle da Domenico Piola, a suggellare un secolo che raggiunse vertici teologici ed estetici difficilmente eguagliabili.
Bibliografia
Note
La fotografia di copertina è stata scattata presso la Chiesa di San Luca a Genova nell'ottobre 2022.
