Voltaire

Filosofo, drammaturgo, storico, poeta e aforista, Voltaire, pseudonimo di François-Marie Arouet, nacque a Parigi nel 1694. Intellettuale destinato a influenzare profondamente il dibattito culturale europeo, fu una delle principali figure dell'Illuminismo insieme a Montesquieu, Jean-Jacques Rousseau, Diderot e d'Alembert, tutti impegnati nell'ambizioso progetto dell'Encyclopédie.

La sua prima fortuna, tra le numerosissime opere che realizzò, fu affidata a due tragedie, EdipoMarianne, con le quali si convinse che in futuro la propria fama sarebbe stata affidata all'attività di tragediografo. 
Durante la giovinezza conobbe per due volte la dura esperienza del carcere presso la Bastiglia, dapprima per i suoi scritti satirici sugli amori di Filippo d'Orléans, reggente per conto dell'ancora giovanissimo Luigi XV, in seguito a causa di un litigio con un cavaliere. Liberato, fu costretto a lasciare Parigi e si recò in Inghilterra, dove scrisse le Lettere filosofiche Lettere inglesi. Su modello delle Lettere persiane di Montesquieu, esse condannano il sistema di governo francese e la figura del re, denotando la forte "anglomania" della Francia, una tendenza tipicamente settecentesca per la quale si ambiva ad imitare la cultura e la forma di governo inglese più di ogni altro paese europeo. La Gran Bretagna rappresentava per il filosofo ciò che la Francia non era, vale a dire libera e tollerante, aperta alle discussioni filosofiche e alle nuove teorie scientifiche, lontana dunque dalla società d'antico regime. L'opera provocò a Voltaire un altro mandato d'arresto per il quale fu costretto a fuggire in Svizzera. Più tardi trovò rifugio in Lorena, al castello di Madame du Châtelet, una delle figure più rilevanti del Settecento che fu per molti anni sua collaboratrice ed amante.

Un ritratto di Émilie du Châtelet.

Fra il 1744 e il 1750 fu chiamato a Parigi ed ottenne un notevole successo alla corte di Luigi XV grazie alla protezione di Madame de Pompadour, favorita del re, tuttavia la poca simpatia da parte del sovrano lo costringerà a lasciare nuovamente la capitale.
In Voltaire maturava in questi anni l'idea di un dispotismo illuminato, ossia la volontà di influenzare le scelte del regnante, il quale avrebbe mantenuto il proprio potere assoluto, rendendosi però disponibile ad accettare i consigli dei propri intellettuali finanziando le idee illuministiche e scientifiche. Voltaire incarnò a pieno la propensione da parte dei pensatori di questo periodo nel partecipare attivamente alla vita politica, tuttavia la visione del monarca era totalmente differente e in netto contrasto con gli ideali dei philosophes.

La marchesa di Pompadour intorno al 1750.

Convinto di poter ancora realizzare il sogno di un dispotismo illuminato, nel 1750 Voltaire accettò l'invito a Berlino alla corte di Federico II di Prussia, sovrano protettore delle arti e delle lettere, soprannominato "re filosofo", tuttavia anche questo tentativo di convertire il regnante fallì miseramente. La rottura con Federico II e il fallimento di una possibile collaborazione tra cultura e potere lo portarono alla decisione di trasferirsi a Ginevra essendo ancora incompreso in patria.

Un dipinto di metà Ottocento custodito a Berlino in cui vediamo a capotavola Federico II circondato da alcuni intellettuali tra cui lo stesso Voltaire, il terzo a sinistra, intento a dialogare con il monarca.

A partire dal 1751 era intanto cominciata a circolare l'opera più ambiziosa e rivoluzionaria degli illuministi, l'Encyclopédie di Diderot e d'Alembert, un compendio di tutto lo scibile umano a cui partecipò lo stesso Voltaire, fornendo il proprio contributo nelle sezioni di storia, letteratura e filosofia. Al grandioso progetto partecipò anche Rousseau, che, per le sue idee radicali in politica e sentimentali sulla religione, si allontanò sempre più dai philosophes, finendo per essere considerato da Voltaire come un nemico del movimento. Se inizialmente l'influenza di Voltaire era sicuramente predominante, gli studiosi successivi, appartenenti al contesto pre-rivoluzionario, analizzarono maggiormente le idee di Rousseau rispetto a quelle moderate di Voltaire.

Il dipinto mostra il salotto di Madame Geoffrin, una nobildonna francese, con i più grandi intellettuali e personaggi dell'epoca riuniti attorno al busto di Voltaire, come a raffigurare la predominanza del filosofo sulla cultura del tempo. Impegnati a leggere una sua tragedia si possono riconoscere Rousseau, Montesquieu, Diderot, Condillac e Marivaux. Quest'ultimo, drammaturgo raffinato e sensibile, affascinato nello scrutare l'animo umano soprattutto quando nel cuore divampa il sentimento amoroso, non era molto apprezzato da Voltaire, che forse non aveva la stessa capacità di emozionarsi e la sua stessa sensibilità. Di lui scrisse: "È uno scrittore che conosce tutti i viottoli del cuore umano, ma non sa la strada maestra". Forse ciò fu legato anche al fatto che nel 1742 Marivaux venne eletto all'Académie française proprio a scapito di Voltaire.

Intanto, a Berlino, Voltaire aveva composto un'opera storica di notevole importanza, intitolata Il secolo di Luigi XIV, analizzando la storia francese dall'avvento di Luigi XIII alla morte del Re Sole, ponendo in particolare l'attenzione sui costumi e sulle istituzioni più che suoi rapporti e i conflitti fra gli Stati.
Il contesto europeo di questo periodo era più che mai lontano da quegli ideali pacifici e di progresso che gli illuministi avevano immaginato, segnato infatti dalla brutalità storica e dal dolore, come le persecuzioni umane a causa dell'Inquisizione e il terribile terremoto che nel 1755 distrusse l'intera città di Lisbona, mettendo in crisi le filosofie ottimistiche dominanti. Varie persecuzioni gravavano inoltre sull'animo di Voltaire, che maturò sempre più una visione disincantata del mondo. Nacque così il Poema sul disastro di Lisbona che, redatto sull'onda dello sgomento per quella eccezionale catastrofe naturale, nega la presenza di una benefica Provvidenza, a cui Rousseau scriverà in risposta affermando la possibilità che il male e il dolore possano in qualche modo appartenere ad un misterioso disegno divino. L'anno seguente fu la volta di un'altra opera storica, il Saggio sui costumi e lo spirito delle nazioni, ricostruzione della storia europea da Carlo Magno a Carlo V d'Asburgo.
A causa dell'incessante lotta contro il fanatismo religioso rischiò poi di essere espulso anche da Ginevra, ritirandosi in una tenuta sulla frontiera franco-svizzera per poter eventualmente fuggire.
In ambito religioso Voltaire era un deista, ossia credeva nell'esistenza di un Dio creatore dell'Universo, estraneo però al mondo e alla storia. In sintesi nella sua idea esiste una divinità che ha creato una macchina perfetta, come un orologiaio, senza tuttavia intervenire in maniera provvidenziale. La polemica di Voltaire era rivolta soprattutto alla Chiesa, una delle forze che maggiormente si opponevano al progresso scientifico. Si spiega così il poema parodistico La pulzella d'Orléans, di cui la traduzione più autorevole è quella di Vincenzo Monti, in cui l'autore si scaglia contro il culto patriottico e religioso di Giovanna d'Arco.

Il capolavoro di Voltaire è Candide ou l'optimisme, Candido o l'ottimismo, romanzo filosofico datato 1759 che nacque nel clima di sgomento che affliggeva l'Europa di metà Settecento. Nonostante il periodo storico, nonché la presa di coscienza dell'esistenza del male, l'opera non esalta il pessimismo, ma mostra sicuramente una visione disincantata del mondo. L'immediato successo e le numerose edizioni pubblicate furono frutto anche dello scandalo suscitato; il libro fu infatti condannato al rogo dalle autorità di Ginevra.
Il racconto si articola in trenta brevi capitoli e presenta una rapida struttura lineare, scandita dalle tappe del viaggio del protagonista da cui prende nome il romanzo, a testimonianza dell'attenzione per le anime più candide e ingenue, poste a modello di saggezza. A metà strada tra un racconto filosofico e un romanzo di viaggio e di formazione, la volontà del Candide è quella di criticare, con la consueta ironia che caratterizzò il filosofo, le teorie ottimistiche che si erano andate sviluppando negli ultimi anni, in particolare la concezione del filosofo tedesco Leibniz, il quale sosteneva il panglossismo, cioè di vivere nel migliore dei mondi possibili. A lui è ispirato il personaggio di Pangloss, precettore di Candido, che fa riferimento anche al rivale Rousseau e alla sua costante volontà di trovare una motivazione o almeno un senso alla malvagità umana, alle guerre e alle ingiustizie, puntualmente smentito dalle impreviste disavventure che si susseguono nel corso della narrazione.
L'opera, che insieme a L'Ingénu è probabilmente la più celebre di Voltaire, ha dunque come fine ultimo quello di criticare, secondo i principi della ragione illuministica, la massima ottimistica per cui tutto è bene.

Tornato a Parigi all'inizio del regno di Luigi XVI, "l'ultimo sole di Versailles" vittima della Rivoluzione francese, Voltaire fu accolto da una grande popolarità, celebrato come il "patriarca" dell'Illuminismo. Si spense la sera del 30 maggio 1778, mentre la folla parigina lo acclamava sotto il suo balcone. A tredici anni dalla morte, in piena Rivoluzione, il suo corpo venne trasferito al Pantheon di Parigi, vicino all'altro padre dell'Illuminismo, Rousseau, il suo rivale. Rousseau venne a mancare un mese dopo Voltaire; tutt'ora i due riposano vicini, come in una riconciliazione postuma, accomunati dalla medesima gloria e da un pensiero in grado di segnare per sempre il XVIII secolo.
A Voltaire si ispirarono moltissimi filosofi e letterati successivi, tra i quali: Cesare Beccaria, il giovane Vittorio Alfieri, Giacomo Leopardi nelle Operette morali, Immanuel Kant, Victor Hugo, il quale disse "il Settecento è Voltaire", Gustave Flaubert, Karl Marx e Friedrich Nietzsche.

Bibliografia

  • Storia europea della letteratura francese. Dal Settecento all'età contemporanea - Lionello Sozzi (a cura di) - Einaudi
  • La scrittura e l'interpretazione. Volume 4 - Palumbo Editore
  • Il senso del tempo. Volume 2 - Alberto Mario Banti - Editori Laterza
  • L'età moderna. Dalla scoperta dell'America alla Restaurazione - Francesco Benigno - Editori Laterza

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