Luigi XVIII e la Restaurazione

Luigi XVIII ritratto da François Gérard nel 1814.

Tra il novembre del 1814 e il giugno del 1815 il Congresso di Vienna dette inizio all'età della Restaurazione, che in ambito artistico corrisponde al Romanticismo.
L'obiettivo era quello di ridefinire gli assetti politici europei, ridisegnando la cartina geopolitica sulla base del principio della "restaurazione" dei poteri legittimi, spodestati dalla Rivoluzione francese e da Napoleone Bonaparte, tornando dunque all'Ancien Régime.
Le grandi potenze vincitrici si preoccuparono di evitare che la Francia, che negli anni precedenti aveva dominato sull'Europa intera, torni a minacciarne gli equilibri.
Con la formazione della Santa Alleanza fra Russia, Austria e Prussia, i vincitori, a eccezione dell'Inghilterra, fecero un patto antirivoluzionario volto a mantenere l'ordine europeo.
L'intento di riportare il mondo politico e sociale a come era prima si rivela però impossibile da concretizzarsi, in quanto la Rivoluzione aveva cambiato definitivamente il ruolo e il modo di pensare del popolo.
I sovrani, che si richiamano ai valori tradizionali, soprattutto religiosi, cercarono di rassicurare tutti coloro che erano stati spaventati dai cambiamenti rivoluzionari, attraverso l'aiuto della Chiesa cattolica, in quella che gli studiosi definirono "alleanza fra il trono e l'altare".
Parte dell'opinione pubblica manifestò però il proprio dissenso nei confronti delle idee della Restaurazione e, poiché le opinioni contrarie erano proibite, si organizzarono società segrete, sul modello della Massoneria. In Italia, dove la repressione era particolarmente dura, nacque la Carboneria, che promosse ideali di unità ed indipendenza del paese dal dominio straniero.
L'investitura divina dei sovrani era nuovamente messa in discussione.

Come mostra questo dipinto raffigurante l'allegoria del ritorno della dinastia dei Borbone, con Luigi XVIII che rialza la Francia, a seguito della caduta di Napoleone nel paese si era restaurata la monarchia, fatta eccezione dei "cento giorni" nei quali l'imperatore rientrò dall'esilio per poi subire la definitiva sconfitta a Waterloo.
Luigi XVIII era il fratello minore di Luigi XVI, il sovrano decapitato durante la Rivoluzione, divenuto erede al trono in seguito alla scomparsa del figlio di questi, che sarebbe dovuto salire al trono con il nome di Luigi XVII, venuto a mancare da piccolo per la prigionia e la malnutrizione patita a seguito dell'uccisione del padre e di sua madre Maria Antonietta.

Luigi XVIII si preoccupò di dare sepoltura al fratello e alla cognata, riconosciuti come martiri dalla Chiesa, ma gettati in una fossa comune dopo la decapitazione. I loro resti riposano oggi nella basilica di Saint-Denis, il mausoleo dei re francesi, vicini al cuoricino del loro figlio, vittima innocente di uno dei periodi più brutali della storia.

Il monumento funebre dedicato a Luigi XVI e Maria Antonietta nella basilica di Saint-Denis.

Durante il Congresso di Vienna la Francia era riuscita, grazie all'abile azione diplomatica di Charles-Maurice Talleyrand, vescovo dapprima collaboratore di Napoleone e poi ministro degli esteri di Luigi XVIII, a non essere penalizzata eccessivamente sul piano territoriale, tornando di fatto ai confini precedenti alla Rivoluzione.
Il monarca dovette ovviamente rinunciare ai regni conquistati dal Bonaparte, così l'Austria riprese il controllo dell'Italia settentrionale, il Regno di Sardegna fu restituito ai Savoia e il papa tornò ad avere il potere temporale nello Stato pontificio.
A livello politico Luigi XVIII fu sostanzialmente moderato, con il paese che durante il suo regno adottò una monarchia costituzionale, vale a dire che il re era il capo del governo e il governo a sua volta era responsabile nei suoi confronti.
Alla sua morte, però, l'anno 1824, il potere passò nelle mani di Carlo X, suo fratello minore, che voleva ripristinare integralmente gli assetti propri della monarchia assoluta.

Sia Luigi XVIII che Carlo X erano legati all'Italia da rapporti dinastici, poiché si sposarono con due principesse sabaude figlie di Vittorio Amedeo III, sovrano del Regno di Sardegna, entrambe venute a mancare però prima dell'ascesa al trono dei consorti.
Il nuovo sovrano decise di rimettere in scena l'antico rituale dell'incoronazione e l'unzione dei malati con l'imposizione delle mani, tipici dei tempi del Re Sole. Tali misure non furono accolte positivamente dal popolo, la cui reazione fu decisa e inaspettata, dando vita nel luglio 1830 a quella che è nota come la "rivoluzione di luglio", alzando barricate a Parigi e scontrandosi con l'esercito, episodio ben descritto nel capolavoro di Eugène Delacroix, La libertà che guida il popolo, custodito al Louvre, vero e proprio inno universale alla libertà dell’uomo.

Bibliografia

  • L'età moderna. Dalla scoperta dell'America alla Restaurazione - Francesco Benigno - Editori Laterza
  • Il senso del tempo. Volume 2 - Alberto Mario Banti - Editori Laterza