Canto XXX

L'incontro con Beatrice

Dante, perché Virgilio se ne vada,
non pianger anco, non pianger ancora;
ché pianger ti conven per altra spada. [...]
Guardaci ben! Ben son, ben son Beatrice.

Il canto trentesimo del Purgatorio, ambientato sulla sommità del monte, nel Paradiso terrestre, è il canto di Beatrice, della tanto attesa apparizione della gentilissima amata, vero motivo di tutto lo straordinario viaggio di Dante. Sarà infatti l'amore per Beatrice a guidare il Poeta sino a Dio, ascendendo di cielo in cielo nella cantica del Paradiso.
Conseguenza del sopraggiungere di Beatrice, nel canto assistiamo anche alla scomparsa inaspettata di Virgilio, dolcissimo padre che ha concluso la propria missione dopo aver guidato Dante nella discesa all'Inferno e nella risalita sino all'Eden.
Vestita di un abito di color rosso acceso, come nel primo incontro giovanile narrato nella Vita Nova, sotto un mantello verde, con una corona d'ulivo posta su un candido velo a coprirle il capo, Beatrice appare miracolosamente chiamando Dante per nome. Per la prima volta viene nominato il Poeta nell'opera, tuttavia il tono della donna è severo e di rimprovero.
Dante, che ha subito riconosciuto l'amata, "conosco i segni de l'antica fiamma", si volta smarrito verso Virgilio per chiedergli conforto, come un bimbo cerca la sua mamma per essere consolato, ma subito si accorge che l'amorevole guida non è più accanto a lui, impossibilitato a continuare il cammino verso il Paradiso perché spirito confinato nel Limbo. Ripetendo più volte il nome di Virgilio, Dante, sconsolato, si rivolge invano al maestro, ormai assente, con un'invocazione di commiato, riconoscendone l'importanza del suo ruolo e la continuità fra lui, emblema della ragione umana, e Beatrice, simbolo della teologia, intermediaria fra la terra e il cielo per arrivare sino alla visione di Dio.

Dante, con gli occhi pieni di lacrime per la mancanza di Virgilio, è confortato da Beatrice, paragonando le guide del suo viaggio ad un padre e ad una madre a cui guarda con infinito amore e timoroso rispetto. La donna lo invita a non piangere, ammonendolo però di pentirsi perché sarà triste per ragioni più grandi. Si nota chiaramente come l'agognato arrivo dell'amata sia costantemente diviso fra la felicità dell'incontro ed il rimprovero, con Beatrice che, più avanti, invita dolcemente Dante a guardarla bene negli occhi perché lì, al suo cospetto, vi è proprio lei, quasi il Poeta non ne fosse ancora veramente convinto, lei che ha amato per tutta la vita e il cui sogno d'amore non è mai stato appagato per il suo essere destinata a nozze con un altro uomo nonché per un'esistenza troppo breve.
Beatrice rievoca poi il traviamento avuto da Dante durante la giovinezza, quando aveva distolto l'attenzione nei suoi confronti, abbandonando la via del bene per seguire quella del peccato, così il Poeta volge lo sguardo in basso pentito, in un moto di vergogna. L'atteggiamento severo della donna si rivelerà necessario perché Dante si penti sinceramente e, solamente una volta scoppiato in lacrime, potrà bagnarsi nelle acque cristalline del Letè, un fiume nel quale riceverà un secondo battesimo.
Completata la purificazione nel Canto XXXIII, il percorso ultraterreno del Poeta può proseguire e la sua storia d'amore con Beatrice trovare il sublime e degno compimento nella cantica del Paradiso.