Purgatorio

La seconda delle tre cantiche della Divina Commedia è stata composta negli anni fra il 1308 e il 1312, durante l'esilio di Dante. Nella visione del Poeta il Purgatorio ha una struttura speculare all'Inferno, immaginandosi un'alta montagna che, contrapposta alla voragine conica del regno infernale, si erge in mezzo all'oceano agli antipodi di Gerusalemme sino al Paradiso terrestre, dove la guida di Dante, l'amato maestro Virgilio, lascerà il posto a Beatrice nel Canto XXX.
Il Purgatorio è la cantica dell'amicizia e delle figure femminili, a cominciare dal triste congedo da Virgilio e l'incontro con Beatrice. Sono numerosi i personaggi realmente conosciuti in vita dal Sommo Poeta, dal musico Casella, il primo ad incontrare nel Canto II sulla vasta spiaggia prima di cominciare l'ascesa alla montagna del Purgatorio, passando per Belacqua nel Canto IV e Oderisi da Gubbio nel Canto XI, Forese Donati nel Canto XXIII e infine lo stilnovista Guido Guinizzelli nel Canto XXVI. Insieme alle reali amicizie, Dante ne immagina alcune che si stringono idealmente durante il viaggio verso la redenzione, su tutte quelle tra Virgilio e Sordello nel Canto VI, uniti dal comune luogo nativo, ma anche quella tra Virgilio e Stazio, il quale sarà il terzo poeta, a cominciare dal Canto XXI, ad affiancare i due pellegrini nel loro percorso.
Fra le figure femminili spiccano, oltre all'atteso incontro con Beatrice, la bellissima Matelda, comparsa nel Canto XXVIII come guida ultima di Dante, ormai pronto alla purificazione nelle acque dei fiumi Letè e Eunoè, ma anche la malinconica Pia de' Tolomei del Canto V, posta, per la sua collocazione, in uno struggente dialogo con la Francesca da Rimini incontrata nel Canto V dell'Inferno.

La struttura del Purgatorio è, analogamente a quella dell'Inferno, ripartita in nove parti che appaiono come dei gradoni divisi in due parti principali: l'Antipurgatorio, le sette cornici del Purgatorio e il Paradiso terrestre. L'Antipurgatorio comprende quattro schiere di quelle anime pentitesi all'ultimo momento della loro vita, le quali attendono di essere ammesse nel Purgatorio vero e proprio, a cui si accede, come negli inferi, varcando una porta da cui si dividono sette cornici che portano sino alla sommità della montagna, dove vi è l'Eden.

Ritratto di Dante Alighieri - Bronzino - 1530 circa

La differenza del Purgatorio rispetto ai regni dell'Inferno e del Paradiso è il suo essere un luogo di transizione e non eterno, dove le anime compiono un cammino di purificazione e catarsi per salire sino al cielo, meditando costantemente su esempi di virtù di cui difettarono in vita e confrontando la loro condizione presente con quella che dovrà essere, elemento di primaria importanza nell'intera cantica. Se nell'Inferno il contrappasso stabiliva la pena eterna da scontare per il peccatore, nel Purgatorio, come è spiegato nel Canto XVII, la collocazione di un'anima viene decisa in base alle sue tendenze peccaminose, ma soprattutto a seconda della propria mancanza, in particolare d'amore, e del rivolgere questo sentimento, per difetto, ad un ideale sbagliato, mancando di conseguenza di vigore nel concentrarlo verso il Bene, dunque a Dio.
Alle grida e ai pianti di tormento dell'Inferno si sostituiscono suoni e melodie che conferiscono una sensazione di armonia all'intero contesto e alla condizione delle anime purganti, per le quali Dante prova sentimenti di pietà, solidarietà e sincero affetto. La preghiera è il mezzo fondamentale per espiare le colpe e, come viene spiegato nel Canto III, maggiori sono le preghiere che le anime ancora vive rivolgono al defunto e più rapida sarà la sua ascesa verso il Paradiso.