Giovanni da Udine

Giovanni Nani o de' Ricamatori, per la professione della sua famiglia, conosciuto come Giovanni da Udine dalla città di provenienza, fu uno dei migliori allievi di Raffaello Sanzio.
Nato nel 1487 da un cittadino benestante di nome Francesco, il piccolo Giovanni, narra nelle Vite Giorgio Vasari, era solito seguire il padre durante le battute di caccia e dipingere ogni animale che incontrava, come lepri, cani e vari uccelli. Mostrò dunque precocemente la predilezione per il disegno, tanto che il padre lo mandò a Venezia per apprendere la nobile professione dell'arte dal Giorgione.
Tuttavia il giovane Giovanni non vi restò molto in quanto desideroso di recarsi a Roma per osservare le straordinarie novità dei capolavori di Raffaello e Michelangelo Buonarroti.
Così, nel 1514, riuscì ad entrare a far parte della prestigiosa bottega dell'Urbinate, dove conobbe pittori come Giulio Romano e Giovan Francesco Penni.
Grazie agli insegnamenti di Raffaello imparò a dipingere con grazia e armonia, prediligendo sempre, scrive Vasari, "tutte le cose naturali, d’animali, di drappi, d’instrumenti, vasi, paesi, casamenti e verdure, in tanto che niun de’ giovani di quella scuola il superava. Ma sopratutto si dilettò sommamente di fare uccelli di tutte le sorti, di maniera, che in poco tempo ne condusse un libro tanto vario e bello, che egli era lo spasso et il trastullo di Raffaello".

Dalle parole si evince come Raffaello, che amava ogni allievo come fosse figlio suo, dovesse avere una predilezione per Giovanni, il quale assunse un ruolo principale nei lavori alle Logge Vaticane, anche in virtù dei numerosi impegni presi dal Sanzio con papa Leone X Medici, tra cui il ruolo di primo architetto della basilica di San Pietro a seguito della morte del Bramante.

Giovanni collaborò anche alla decorazione della Loggia di Psiche della bellissima villa sul Tevere del banchiere senese Agostino Chigi: la Farnesina. L'edificio doveva essere diretta emanazione del suo potere e delle sue ricchezze e le decorazioni un omaggio all'amata Francesca Ordeaschi, per questo il banchiere decise di affidare il progetto all'amico architetto Baldassarre Peruzzi, suo concittadino, e i dipinti alla bottega più prestigiosa dell'epoca, vale a dire quella del Sanzio.

In particolare Giovanni si occupò dei festoni carichi di frutti e vegetazione che fanno da contorno alle figure, che sono in gran parte opera di Giulio Romano, e dei motivi faunistici, in linea con i suoi temi pittorici preferiti. Ciò fece di lui un precursore del genere della natura morta, che troverà ampio spazio nel Seicento.
Bisogna dunque immaginare che per la realizzazione di un'opera così affascinante, insieme a Raffaello lavoravano una serie di pittori estremamente importanti, ognuno dei quali aveva il suo preciso compito, facendosi portatore della propria naturale predisposizione, contribuendo a rendere ogni opera un capolavoro ed immortale l'insegnamento del maestro.

"E sempre tenne infiniti in opera, aiutandoli et insegnandoli con quello amore che non ad artifici, ma a figliuoli proprii si conveniva. Per la qual cagione si vedeva che non andava mai a corte che partendo di casa non avesse seco cinquanta pittori tutti valenti e buoni che gli facevono compagnia per onorarlo".

Intorno al 1514 aiutò Raffaello nel dipinto Estasi di Santa Cecilia, conservato alla Pinacoteca Nazionale di Bologna. Quello che più colpisce è sicuramente lo splendido motivo degli strumenti musicali posti in primo piano, essendo Cecilia la santa patrona della musica. Secondo quanto riportato dal Vasari esso sarebbe opera di Giovanni ed espressione del suo gusto raffinatissimo. Furono molti gli artisti che si ispirarono a questa pala, tra i quali Guido Reni, che ne realizzò una copia oggi esposta nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma.

"Raffaello adunque, che molto amò la virtù di Giovanni, nel fare la tavola della Santa Cecilia, che è in Bologna, fece fare a Giovanni un organo che ha in mano quella Santa, il quale lo contrafé tanto bene dal vero, che pare di rilievo, et ancora tutti gli strumenti musicali che sono a’ piedi di quella Santa".

A seguito della morte di Raffaello si occupò, insieme a Perin del Vaga, della decorazione della volta nella Sala dei Pontefici in Vaticano, collaborando inoltre ai lavori a Villa Madama.
Tornò nella sua città natale a causa del Sacco di Roma, nel 1527, disegnando il progetto per la Torre dell'Orologio ed occupandosi di altri numerosi progetti, riuscendo infine a rientrare a Roma nel 1560, dove poco dopo si spense. Vasari afferma che il suo ultimo desiderio fu quello di essere seppellito nel Pantheon, vicino all'amato maestro.

"Volle Giovanni, il quale merita di esser lodato fra i maggiori della sua professione, essere sepolto nella Ritonda, vicino al suo maestro Raffaello da Urbino, per non star, morto, diviso da colui dal quale vivendo non si separò il suo animo già mai. E perché l’uno e l’altro, come si è detto, fu ottimo cristiano, si può credere che anco insieme siano nell’eterna beatitudine".