Carlo Rainaldi

Tra i maggiori architetti attivi a Roma nella seconda metà del XVII secolo, Carlo Rainaldi raccolse la non semplice eredità di autori come Gian Lorenzo Bernini, Francesco Borromini e Pietro da Cortona, contribuendo a caratterizzare l'aspetto barocco della Roma del Seicento, nonostante ciò la sua opera è stata trattata spesso con sufficienza.
I suoi capolavori sono la facciata della chiesa di Santa Maria in Campitelli, edificata per volere di papa Alessandro VII Chigi, nella quale riprese alcuni temi architettonici di Carlo Maderno, si veda la chiesa di Santa Susanna a Roma; la sistemazione di piazza del Popolo, con i progetti per le due chiese gemelle che oggi caratterizzano quella che è una delle piazze più celebri della città; infine la facciata absidale della basilica di Santa Maria Maggiore.

La chiesa di Santa Maria in Campitelli in un'incisione di Giuseppe Vasi.

Il progetto di maggior valore fu probabilmente quello di piazza del Popolo, uno dei principali interventi urbanistici nella Roma del suo tempo. La piazza costituiva uno degli ingressi urbani più importanti per la città papale e il Rainaldi decise di trasformarla in un vero e proprio ingresso trionfale capace di lasciare senza fiato ogni visitatore.
Le chiese gemelle, Santa Maria in Montesanto a sinistra, nota come "Chiesa degli artisti" e Santa Maria dei Miracoli a destra, furono inizialmente edificate seguendo i suoi progetti, anche se in seguito il Bernini, con la collaborazione di Carlo Fontana, apportò dei decisivi cambiamenti. L'idea del tempio rotondo, preceduto da un pronao classico su modello del Pantheon, risale sicuramente al Rainaldi, che qui mette in evidenzia la propria concezione architettonica, caratterizzata da un grande rigore, quasi in una sorta di ritorno all'ordine.

Piazza del Popolo in un'incisione settecentesca di Giovanni Battista Piranesi.

Inizialmente impegnato nei progetti per la chiesa di Sant'Agnese in Agone, situata dinanzi a piazza Navona, fu poi sostituito dal Borromini. Nell'anno 1660 mandò dei disegni al re di Francia Luigi XIV, partecipando al concorso per il nuovo palazzo reale del Louvre a cui si interessarono anche Bernini e Pietro da Cortona, ma alla fine il progetto fu realizzato da due architetti francesi.
Rainaldi ebbe tuttavia modo di lavorare a Roma alla facciata settentrionale della basilica di Santa Maria Maggiore, oggi su piazza dell'Esquilino, un'opera raffinata che rende questo edificio uno dei pochi ad avere due facciate che potrebbero essere entrambe quelle principali, ossia quella del Rainaldi e quella d'ingresso dell'architetto Ferdinando Fuga.

La facciata absidale di Santa Maria Maggiore in un'illustrazione del Piranesi.

Pacato ed equilibrato, profondo conoscitore di musica e compositore, il Rainaldi fu capace di tradurre questa armoniosa dolcezza caratteriale anche nei suoi progetti architettonici. Così, sebbene relegato al ruolo di comprimario nella grande stagione barocca, il suo nome rimane ancora profondamente vivo nella Roma che possiamo ammirare, perché se i geni sono capaci di creazioni uniche che brillano di luce propria, ma allo stesso tempo sono estremamente rari, sono poi i lavoratori silenziosi come Rainaldi a creare quello che è il dono più bello e prezioso, vale a dire l'eternità della bellezza.