Pietro Bracci

Personalità di estremo interesse nel panorama artistico romano, Pietro Bracci fu lo scultore che ebbe il privilegio di portare a termine una delle opere maggiormente rappresentative della città eterna, vale a dire la fontana di Trevi, un progetto concepito già nel corso del Seicento dal genio di Gian Lorenzo Bernini e che trovò in Nicola Salvi, nella prima metà del Settecento, l'autore principale. Commissionata da papa Clemente XII Corsini, l'opera fu conclusa intorno alla metà del secolo sotto il pontificato del suo successore, Benedetto XIV Lambertini, una figura di notevole importanza per lo scultore. I nomi dei due mecenati si possono leggere nelle iscrizioni che ornano la sommità dell'edificio, palazzo Poli.
Il Bracci completò la fontana con la colossale statua marmorea di Oceano, posta all'interno della nicchia principale al centro dell'elegante facciata che unisce elementi barocchi e neoclassici.

La fontana di Trevi in un dipinto di Giovanni Paolo Pannini.

Con la sua grande vasca d'acqua cristallina, la fontana è raffigurazione del mare, per questo è dominata dal dio, posto su un carro trainato da due cavalli alati e da due tritoni. Il cavallo di destra appare docile, al contrario di quello di sinistra, imbizzarrito, proprio come il mare, a volte calmo e a volte in tempesta. Le statue delle due nicchie più piccole, raffiguranti la Salubrità e l'Abbondanza, sono invece di mano dello scultore fiorentino Filippo della Valle.
Dalla corporatura muscolosa e lo sguardo fiero, altezzoso, Oceano è il protagonista della maestosa scenografia, affiancato da due statue più piccole realizzate, risultando, grazie alla collocazione, una delle opere d'arte maggiormente osservate al mondo e ambita da ogni turista recatosi a Roma, di cui spesso, tuttavia, si ignora l'artefice, uno dei protagonisti del periodo tardobarocco.

Bracci ebbe modo anche di lavorare nelle principali basiliche papali, da Santa Maria Maggiore a San Giovanni in Laterano, per arrivare sino alla basilica di San Pietro verso fine carriera, dove fu incaricato di realizzare il progetto per la tomba di Benedetto XIV, il suo principale committente. Inserire un sepolcro nel cuore della cristianità per un sovrano pontefice voleva dire confrontarsi col Bernini e pochi altri artisti - tra cui solo Guglielmo Della Porta e Alessandro Algardi - che fino a qual momento avevano avuto questo onore. Il Bracci, connotato da uno stile solenne e classico, derivante dagli insegnamenti di un pittore come Carlo Maratta, decise con saggezza, senza apportare particolari innovazioni, di imitare il modello berniniano del monumento ad Alessandro VII Chigi, riprendendo la soluzione delle due statue appoggiate ai lati della porta, con il committente al centro, in atto benedicente, dando vita ad una composizione sobria ed elegante, riuscendo nell'arduo compito di inserirsi in un contesto di tale prestigio.

Bibliografia

  • Roma barocca - Gerhard Wiedmann - Jaca Book
  • Disegno e analisi grafica - Mario Docci - Editori Laterza